Sul lavoro la domanda non incontra l'offerta
NelLazio potrebbero essere non meno di 60mila le disponibilità presenti nel tessuto produttivo e commerciale, che di fatto sono pressoché sconosciute o non allineate alle esigenze dei giovani in cerca di occupazione e di quanti cercano un lavoro dopo averne perso uno. «È paradossale che in questo quadro la Regione e la Provincia non forniscano i dati sulle reali prospettive occupazionali», dice il senatore del Pd Lucio D'Ubaldo. A proposito di Provincia e Regione, proprio l'altro ieri la governatrice Polverini e l'assessore provinciale al Lavoro Smeriglio hanno avuto modo di polemizzare proprio sui fondi per la formazione. Secondo la Polverini «la Regione ha mantenuto gli impegni», mentre per Smeriglio avrebbe garantito solo 12 dei 111 milioni di euro per il triennio 2011-2013. Ma al di là della polemica sui fondi il problema resta, secondo il senatore cattolico-popolare, la gestione del rapporto domanda-offerta di lavoro. «Come si può accettare che i Centri per l'impiego, da sempre controllati a Roma dalla sinistra proveniente da Rifondazione comunista o Comunisti italiani, non vengano messi al servizio di questa politica d'incrocio della domanda con l'offerta? Perché la Regione non spinge anche le agenzie private a esercitare una funzione più efficace, andando oltre l'assistenza puramente formale al singolo disoccupato o inoccupato? Sono preoccupazioni serie, considerata l'assenza d'iniziativa istituzionale persino nella semplice raccolta e diffusione dei numeri che fotografano le dinamiche del mercato», è l'affondo di D'Ubaldo, che attacca tanto la sinistra quanto la destra: «Non possiamo accettare tanta inefficienza e sciatteria. Una certa destra e una certa sinistra concorrono ad alimentare un sentimento di pregiudiziale e sorda ostilità verso il mercato, mentre spetta alle Istituzioni e dunque alla responsabilità della classe dirigente politica indirizzare, correggere e "sfruttare" ciò che il mercato porta allo scoperto, mettendolo a disposizione dell'economia reale». Di qui l'invito a Zingaretti e Polverini «nelle loro diverse responsabilità, a rompere questa cortina di silenzio alle cui spalle si nasconde incuria e scarsa sensibilità amministrativa. Dare una scossa all'economia di Roma e del Lazio costituisce una priorità assoluta. Non farlo sarebbe segno di irresponsabilità». Al di là della polemica sui fondi.D. D. M.