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Il giudice: una prassi chiedere mazzette agli imprenditori

Viale Trastevere, l'enoteca Bernabei (Foto Gmt)

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Tutti si dovevano adeguare alle richieste di mazzette. Rifiutare di versare la tangente poteva significare essere sottoposti a una serie di controlli con l'obiettivo di «scovare» abusi edilizi nelle attività commerciali. Anche quando non esistevano. È questa la convinzione della procura che ha ottenuto l'arresto di due agenti della Polizia Roma Capitale e di un geometra accusati, a seconda delle posizioni processuali, dei reati che vanno dalla tentata concussione alla concussione, dalla falsità ideologica all'omessa denuncia fino alla sostituzione di persona. Il metodo che ha portato agli arresti domiciliari i vigili urbani Duilio Valente, 52 anni, e Giancarlo Vicari, 47 anni, e il tecnico Francesco Belmonte, 64 anni, per la magistatura era una vera e propria prassi. Gli agenti, infatti, «abusando della loro qualità di funzionari della Polizia locale di Roma Capitale e il geometra quale progettista e direttore dei lavori di edilizia commissionati da Paola Maria Bernabei, legale rappresentante della «Più blu srl", da eseguirsi all'interno della sede della società sita in via della Luce 37/c - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Filippo Steidl - rappresentando, in particolare Valente, vecchio conoscente della famiglia Bernabei e De Stefanis, responsabile della sezione edilizia del primo Gruppo della Polizia Municipale, la necessità di adeguarsi a una prassi che prevedeva il pagamento ai vigili di somme di denaro extra e prospettando, in caso di mancata corresponsione del denaro richiesto, il concreto rischio di sopralluoghi da parte della sezione edilizia, finalizzati all'accertamento di abusi». Il procuratore aggiunto Alberto Caperna e i pubblici ministeri Laura Condemi e Ilaria Calò avevano chiesto al giudice per le indagini preliminari la detenzione in carcere per tutti e sei gli indagati, cinque vigili urbani e il geometra. Il giudice, invece, ha disposto gli arresti domiciliari per metà degli indagati, respingendo così le misure cautelari per gli altri tre vigili urbani finiti nell'inchiesta sulle presunte mazzette agli agenti da parte di commercianti e imprenditori che lavorano soprattutto nel centro storico: si tratta degli agenti Giampiero Capitani, 62 anni, Spartaco Pierotti, 60, e Antonio De Stefanis, 62 anni. Uno di loro è in pensione e quindi per la procura non può reiterare i reati, mentre gli altri due vigili non sono stati considerati dal gip personaggi le cui posizioni sono meno gravi rispetto a quelle dei colleghi. «Finalmente si sta facendo luce, la giustizia sta facendo il suo corso», ha dichiarato l'avvocato della famiglia Bernabei, il penalista Donatella Amicucci. Sono stati proprio Paolo Maria e Silvio Bernabei, noti imprenditori trasteverini, a far partire le indagini della magistratura, descrivendo nei loro esposti i presunti taglieggiamenti da parte di alcuni vigili urbani del primo Gruppo, che sarebbero andati avanti da anni. Loro, infatti, già nel 2004 avevano cominciato a presentare esposti per denunciare le pressioni. I vigili urbani Vicari e Capitani, nella primavera del 2010, avrebbero fatto un sopralluogo nella sede della società dei Bernabei in via della Luce «attestando falsamente la corrispondenza dei lavori edili in corso sia con la Dia sia con la variante in corso d'opera», ha scritto il gip nelle undici pagine di ordinanza di custodia cautelare. Inoltre, i due agenti, per il giudice, nel giugno del 2011, avrebbero attestato, «dopo un sopralluogo, di aver riscontrato, in difformità rispetto a quanto dichiarato nella Dia e nella relativa variante, l'esistenza di un abuso». E ancora, Vicari, Pierotti, De Stefanis e Capitani, al fine di indurre Silvio Bernabei a pagare una mazzetta di 30 mila euro, avrebbero, secondo l'accusa, «formato una falsa scheda di segnalazione per presunta violazione urbanistica (cioè un esposto) recante la data 21 maggio 2011 a firma apparente di Claudio Mancini». Nel capo d'imputazione contenuto nel provvedimento restrittivo, il gip fa riferimento anche a un terzo episodio, avvenuto il 26 novembre del 2008, nel quale per il giudice sono coinvolti il vigile Valente e il geometra Belmonte. Entrambi avrebbero «indotto Alberto Lingria e Stefania Federici, alle prese con i lavori di ristrutturazione di una casa e al fine prospettato di ottenere l'indebito dissequestro dell'immobile, già sottoposto a vincolo a seguito di accertamento di abuso da parte del personale dell'ufficio edilizia di viale Trastevere, a versare la somma di 12 mila euro, pur avendo già versato a Belmonte la somma di 4.530 euro per le sue competenze». Ieri mattina, mentre i carabinieri del Nucleo investigativo, diretto dal colonnello Lorenzo Sabatino, notificavano le misure cautelari, altri militari compievano perquisizioni sia all'interno delle abitazioni dei sei indagati, sia nei loro uffici. In entrambi i luoghi è stato sequestrato materiale documentale e informatico. E nei prossimi giorni saranno effettuati gli interrogatori di garanzia.

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