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Vogliono vendere anche i ramoscelli d'ulivo

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Atanto è arrivato l'accattonaggio capitolino che un po' troppo laicamente si è messo a sfruttare anche i riti della fede. Ieri, Domenica delle Palme gruppi di nomadi ben forniti di rami di ulivo, alcuni addirittura colorati con spray argentato, hanno preso d'assalto l'ingresso di diverse, importanti chiese e basiliche romane. In alcuni casi porgevano solo il cestino per un'offerta libera, in altri invece il prezzo richiesto era di un euro. A Santa Maria Maggiore, a ridosso della cancellata che separa l'ingresso della basilica dalla piazza si erano organizzati in tre gruppi. Due nei pressi dei due varchi d'accesso, uno poco più distante. A chiedere se fosse stato benedetto, e da chi, un sorriso sdentato senza risposta. Solo la mano con il cestino per avere monete. In barba a controlli e operazioni più o meno mirate per decoro e sicurezza, tre bei banchetti di nomadi sono invece comparsi in via della Conciliazione, poco prima del colonnato di San Pietro. In questo caso c'era persino un cartellino con la scritta: un euro. Del resto, per un turista può essere difficile comprendere tutto questo. E non solo per lui. Al di là dell'apertura della settimana Santa e di una carità cristiana che da sempre caratterizza Roma, assistere alla vendita mercenaria di un simbolo di fede è davvero troppo. Passi pure il nomade che fingendo mutilazioni chiede qualche spiccio, così come l'assalto ai semafori di lavavetri e lavafari, o lo slalom che si è costretti a fare nelle vie del centro con vu'cumprà di tutte le specie. In fondo c'è la crisi, in fondo siamo tutti un po' più poveri di tasche, almeno evitiamo di esserlo nello spirito. È proprio questo infatti ad essere ferito da tanta tracotanza. Quella stessa che si trova nelle giovani mamme che ostentano figlioletti lerci e sonnolenti pur di suscitare quella pietas cristiana che spinge a mettere mano al portafogli. Non si tratta di ignorare l'altra faccia della medaglia, quella dei più deboli, dei più sfortunati che troppo spesso si preferisce nascondere in qualche campo di periferia. Piuttosto di una carità umanamente concessa ma che non può sopportare l'offesa di quello spirito che l'ha creata. Vale per quel ramoscello di ulivo che rappresenta per i cristiani, e non solo cattolici, l'inizio delle celebrazioni del periodo più intenso da vivere e sentire. La passione di Cristo. Valori e sentimenti sui quali non è ammesso speculare, al pari di quei piccoli bambini scorrazzati per tutto il giorno a fare l'attrazione di un'elemosina che poco ha a che vedere con la sofferenza di una condizione economica che non consente cibo. Ben venga a questo punto il centurione che chiede soldi per una foto ricordo, così come chi suona agli angoli delle strade. Loro, almeno, non vendono la fede. Susanna Novelli

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