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Il consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Codacons sul caso della tubercolosi fra i neonati del Gemelli di Roma.

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Operazioniche «l'amministrazione - scrivono i magistrati della terza sezione - ha in gran parte eseguito e, per la residua parte, ha dimostrato di voler eseguire correttamente». Fermo restando, aggiungono i giudici, «che qualora dovesse essere confermata, anche ai successivi test, la positività di qualcuno dei bambini ancora non negativi al quantiferon, l'amministrazione dovrebbe procedere a ulteriori test sui bambini nati nei 3 mesi precedenti, nel rispetto dei principi richiamati nella ordinanza cautelare n. 4985 dell'11 novembre 2011». Il Consiglio di Stato, precisa l'associazione dei consumatori, ha dunque chiarito il principio secondo cui, in caso di positività ai test sulla tbc, i controlli sui bambini nati al Policlinico devono andare indietro di 3 mesi. «Ciò significa - puntualizza il Codacons - che la retrodatazione dei test va obbligatoriamente eseguita in caso di positività e non di infezione conclamata». «Finalmente - commenta il presidente del Codacons Carlo Rienzi - è stato chiarito che non è il bambino con malattia conclamata il riferimento per i test all'indietro nel tempo, ma il bambino positivo al test. Ora le analisi vanno necessariamente eseguite sui bimbi nati al Gemelli nel 2010, e per i ritardi della Asl nell'eseguire i controlli saremo costretti a presentate una nuova denuncia». «Per la terza volta il Consiglio di Stato rigetta l'assunto del Codacons riguardante presunte inadempienze della Regione Lazio e del Gemelli rispetto al contenuto e alle indicazioni dell'ordinanza cautelare n. 4985/2011: ordinanza con la quale il Consiglio di Stato aveva respinto la pretesa del Codacons che si procedesse ulteriormente a ritroso nell'esecuzione dell'indagine epidemiologica a suo tempo avviata per la nota vicenda tbc neonatale in assenza di evidenze di casi di infezione concretamente accertati», ha affermato il Gemelli.

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