Via della Mendola e i misteri del punto verde
Nell'esposto racconta: «Invitato a fare società con la ditta che doveva svolgere i lavori»
Ilsignor Massimo Boni partecipa al primo bando indetto dal Campidoglio nel 1996 e risulta il primo in graduatoria per la realizzazione di un centro sportivo in XX Municipio. Il costo preventivato e approvato dal Comune di Roma nel progetto definitivo era di circa tre miliardi di lire, pari a circa 1,5 milioni di euro, oltre un 5% in più per eventuali imprevisti. Tutto questo veniva firmato dalle parti il 17 luglio del 1997. Il 12 novembre del '99 il nuovo progetto approvato sempre dal Campidoglio aveva già segnato un aumento significativo: 6,9 miliardi di vecchie lire (circa 3,6 milioni). Secondo l'esposto presentato dal signor Boni, quest'ultimo sarebbe stato "invitato" dal Campidoglio ad avvalersi di due ditte, Sim e Sebastianelli, una per i lavori e una per il verde. Per poter effettuare il centro sportivo e il Punto Verde Qualità venne costituita un'altra società, la Executive Sport Center srl, partecipata al 50% dal signor Boni e dal 50% dallo stesso titolare della ditta di costruzioni indicata dal Comune. Amministratrice unica diventa la moglie di quest'ultimo. Nel 2000 la Executive firma la convenzione-concessione con il Campidoglio e prende in gestione l'area affinché cominciassero i lavori di realizzazione del centro. Il costo delle opere era arrivato a questo punto a 8,9 miliardi di lire (4,6 milioni di euro) per i lavori edili e oltre 250 milioni di lire (circa 130mila euro) per i lavori sul verde. Tutto questo prima ancora di cominciare. Il costo complessivo finale dichiarato sarà poi di 5,1 milioni di euro. Dieci miliardi di lire. Avallati dal Comune nonostante molte opere previste fossero state stralciate, come il parcheggio interrato e i campi da tennis. Ma non basta. Nel 2003 la Sim invia alla Executive Sport Center un'ulteriore richiesta per opere e forniture che hanno fatto lievitare il costo a 6,9 milioni di euro. Iva, ovviamente, esclusa. Quando il signor Boni si sente dire dall'amministratrice che la società era in passivo, ha cominciato a chiedere visura della documentazione, procedendo poi per via legale e ottenendo dal tribunale la revoca dell'amministratrice. Solo allora si è reso conto della gravità degli atti compiuti. Denunciandoli in sede civile e penale. Siamo nel 2004. I pagamenti sono stati effettuati dall'Istituto per il Credito Sportivo tramite la Banca per il Credito Cooperativo grazie a una convenzione stipulata tra il Comune di Roma, l'Istituto per il Credito Sportivo e la Banca di Credito Cooperativo mediante la quale il Credito Sportivo erogava il 90% dell'investimento, mutuo garantito con fidejussione della Banca di Credito Cooperativo garantita, a sua volta, per l'88% dal Comune di Roma e per il 12% con garanzie offerte dai mutuatari. I pagamenti sono avvenuti a stato di avanzamento lavori. Anche per quelli ancora non effettuati, per quelli mai realizzati e persino singoli interventi effettuati più volte. Ma questa è solo la punta dell'iceberg.