«A Roma non c'è emergenza»
Datempo in tanti sono impegnati alla soluzione di un problema, quello dell'emergenza dei rifiuti a Roma, che non c'è. Se ci fosse sarebbe non un problema ma un dramma (Napoli insegna)». Manlio Cerroni, presidente del Consorzio Colari che gestisce la discarica di Malagrotta, «re dei rifiuti», chiede alla politica di assumersi le proprie responsabilità e, allo stesso tempo, rivendica il lavoro fatto in tutti questi anni: «Il nostro Gruppo ha trattato in tutto il mondo 150 milioni di tonnellate di rifiuti (5 anni dell'intera produzione italiana) per discarica, incenerimento, gassificazione, compostaggio, recupero di pasta di carta, plastica, metalli ferrosi, alluminio e residui di lavorazione. Volete che non sappia come trattare le poche migliaia di tonnellate di rifiuti di Roma? Da tempo abbiamo proposto come fare: dateci credito. Lo abbiamo meritato sul campo di battaglia. Visto che il ministro Clini ha dichiarato che consulterà anche Consorzi, Imprese, soggetti specifici: siamo a disposizione». Avvocato Cerroni, Clini ha bocciato i sette siti considerati idonei dalla Regione. Due sono di sua proprietà. Adesso va trovato un nuovo sito. È realistico entro il 2014 pensare riuscire a conferire nella nuova discarica solo il 20% dei rifiuti come ipotizzato dal ministro? «Non mi sembra che la linea del ministro Clini sia esclusivamente centrata sulla ricerca della discarica che dovrà sostituire Malagrotta. Anzi, è tutto il contrario. Il ministro con grande correttezza pone un'altra esigenza, quella di far funzionare a pieno regime gli impianti che esistono e di costruire in tempi rapidissimi quelli autorizzati ma non ancora realizzati. Il futuro dei rifiuti a Roma si giocherà tutto sul funzionamento ottimale del sistema impiantistico e sullo sviluppo della raccolta differenziata. La discarica deve essere vista come un servizio residuale reso al sistema impiantistico per lo stoccaggio definitivo della frazione irrecuperabile, pressoché inerte, dei rifiuti solidi urbani, vale a dire per non più di 300-350 mila tonnellate/anno, percentuale modesta a fronte di una produzione globale di 1.400.000 tonnellate circa». Malagrotta è satura, deve chiudere entro il 30 giugno e, se come sembra verrà prorogata, non potrà andare oltre il 31 dicembre. Fino a quando potrà raccogliere i rifiuti? «Malagrotta al 31 dicembre 2012 avrà esaurito definitivamente le residue volumetrie e con esse la sua funzione di discarica. Resteranno funzionanti i due impianti di Trattamento Meccanico Biologico e il gassificatore per trattare 1.500 tonnellate/giorno di rifiuti, mi auguro per molti anni. Sia la seconda e terza linea del gassificatore di Malagrotta sia il gassificatore di Albano Laziale dipendono, per una loro rapida realizzazione, dalla disponibilità di risorse finanziarie. In altre parole, il sistema bancario, come del resto sottolineato dal ministro, deve accompagnare gli imprenditori del Lazio con adeguati finanziamenti che saranno restituiti puntualmente nel tempo di funzionamento degli impianti stessi sulla base delle tariffe riscosse. Nelle dichiarazioni del ministro Clini c'è anche la disponibilità del Governo ad accompagnare gli imprenditori nell'operazione; ne prendiamo con piacere buona nota. Soddisfatta questa condizione, il tempo necessario alla realizzazione non supererà i due anni e mezzo e si creerà occupazione stabile per non meno di 200 addetti». Differenziare ha un costo, non si rischia allo stato attuale di aumentare solo la tariffa ai cittadini? «La raccolta differenziata al 50% per una città come Roma è un obiettivo ambiziosissimo che richiede impegno, capacità e risorse finanziarie così come il pieno funzionamento del sistema impiantistico. Questa è la condizione essenziale perché il «Piano Roma», promosso dal ministro Clini (che altro non è se non la sezione più importante del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti approvato il 18 gennaio 2012 dal Consiglio Regionale del Lazio), possa puntualmente realizzarsi. È il caso di evidenziare che con la realizzazione e la messa in esercizio degli impianti Roma raggiungerà lo status di eccellenza in materia di smaltimento dei rifiuti». Quanto è convenuto alla politica disinteressarsi del problema in tutti questi anni? «Affrontare il problema dei rifiuti significa per la politica assumersi precise responsabilità di fronte ai cittadini a cominciare dalla localizzazione degli impianti per andare poi alle scelte tecnologiche e operative e infine alla fissazione del costo tariffario. Senza assunzione precisa di responsabilità non si va da nessuna parte. Naturalmente, è mio preciso convincimento che nel settore dei rifiuti trattati industrialmente senza una presenza operosa, attiva e qualificata dell'imprenditoria privata non si fa molta strada. Del resto gli indirizzi normativi sono a favore della liberalizzazione e della privatizzazione dei servizi pubblici locali. Ogni tanto invece riemergono tentativi di neostatalismi o neomunicipalizzazioni (come nel caso di un eventuale esproprio, adombrato negli atti commissariali, di un sito appartenente a privati, già dotato di progetto specifico in attesa di approvazione da parte degli Organi competenti) funzionali soltanto ad ampliare il raggio delle influenze politiche. Ce ne sono già tante». «Esistono altri siti, oltre ai sette bocciati dal ministro Clini, adatti ad ospitare una discarica, sia sul territorio comunale che su quello provinciale? Lei ha già opzionato altre aree? «Non è mio mestiere andare in giro a opzionare i terreni. Per chi, come me, realizza impianti industriali in tutto il mondo ed è da oltre 60 anni nel settore dei rifiuti fare l'imprenditore significa creare, fare ricerca e innovazione, dare risposte adeguate e proiettate verso il futuro ai grandi problemi della collettività quali quelli della tutela ambientale e del riutilizzo dei rifiuti come risorsa».