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Truffa al Comune. Quattro in manette

Punti verdi di qualità

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Era la cricca dei Punti verdi di qualità. Due architetti del Comune, due imprenditori. Tutti e quattro arrestati ieri dalla Guardia di finanza con le accuse di corruzione, truffa e falso. Reati che disegnerebbero un giro di affari sporchi legato al «Parco Spinaceto», della Maspen Center sport srl, per un progetto mai realizzato che prevedeva un campo da golf, asilo nido e giochi, in cui sarebbero finiti circa due milioni di euro del Comune. Ne sarebbero stati spesi 700 mila e dunque sparito quasi un milione e 300 mila, usati per mazzette e anche per regalare una jeep. Il trucco sarebbe stato quello delle fatture false, emesse dagli imprenditori a nome di una seconda società fantasma, la Tecma Italia, falsificando timbro e firma del direttore ai lavori. Ma nell'inchiesta è finito anche il denaro sospetto che sarebbe uscito dalle casse dei gestori dei punti verdi «Tor Sapienza» e «Parco Feronia». Quest'ultimo di Lucia Mokbel, indagata, sorella di Gennaro, già coinvolto nella megainchiesta su Telecom Sparkle-Fastweb. Gli indagati sono i funzionari Stefano Volpe, 50 anni, di Ostia, e Anna Maria Parisi, di 53, di Civitavecchia, entrambi del X Dipartimento Tutela ambientale. E poi ci sono gli imprenditori: Marco Bernardini, 41 anni, residente a Firenze, e Massimo Dolce, di 55, romano. Gli accertamenti del Nucleo di polizia tributaria sono partiti con la denuncia dei prestanome, in particolare dell'ex collaboratore di Bernardini e Dolce, e pure nipote di quest'ultimo. I controlli hanno fatto emergere un presunto accordo perverso tra i quattro, sfruttando la delibera comunale del 1995 che istituisce i punti verdi di qualità. Il privato partecipa al bando per attrezzare e gestire l'area. Se vince, si presenta al Credito cooperativo di Roma con il quale il Comune ha una convenzione. Chiede un mutuo per le spese, garantito dal Campidoglio per il 95%. Il restante 5% deve essere l'anticipo dell'impresa. A cose fatte, il privato ottiene una concessione di trent'anni, scaduta la quale le costruzioni sull'area diventano del Comune. «Una procedura - scrive il gip Bernadette Nicotra - che nel 2011 è costata al Comune circa 11 milioni di euro perché le società che hanno gestito i punti verdi di qualità non hanno onorato i poropri impegni». Secondo l'accusa, per quanto riguarda il «Parco Spinaceto» gli indizi sarebbero molti. Il primo: con la loro Maspen Center sport srl, di fatto amministrata dagli imprenditori ma sulla carta di una «testa di legno», Dolce e Bernardini non avrebbero vinto il bando regolarmente. La società «è un soggetto giuridico - scrive il Gip - che non ha partecipato ad alcuna gara, non è mai stato selezionato e valutato per le caratteristiche produttive e patrimoniali, è una scatola vuota amministrata formalmente da un prestanome». Il secondo: i due imprenditori dovevano essere incensurati e invece avrebbero precedenti. Massimo Dolce per bancarotta fraudolenta e Marco Bernardini, ex capitano della Finanza, per uso illegittimo di notizie d'ufficio. La terza accusa: Bernardini e Dolce non avrebbero eseguito un bel niente, ma avrebbero solo sbancato l'area (circa 700 mila euro di spesa), ottenendo dai due architetti corrotti la firma del verbale di verifica dell'avanzamento dei lavori. Motivo spiegato dagli interessati: gli scavi si sarebbero interrotti perché avrebbero fatto emergere una villa romana. Il quarto dubbio riguarda il resto del mutuo erogato in tre tranche dalla banca. Per incassarlo avrebbero prodotto fatture false. Addirittura usando un software. Gli imprenditori avrebbero anche fatto pressioni sull'assessore all'Ambiente, Marco Visconti e sul vicesindaco Belviso. Gli interessati hanno smentito.

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