All'Umberto I 40 malati in barella nei corridoi
Col reintegro dei primari del pronto soccorso, allontanati il 21 febbraio scorso dopo il caso choc della donna malata di Alzheimer lasciata legata per quattro giorni su una barella, ieri al Policlinico Umberto I davvero tutto è tornato come prima. «Piazzetta» al collasso, blocco delle ambulanze, pazienti abbandonati in corridoio, sale d'attesa come reparti di degenza. Per quanto amara, la «cura» fatta di indagini della Procura ed ispezioni dei Nas è servita solo da palliativo. Claudio Modini, sospeso insieme all'altro responsabile del Dea, Giuliano Bertazzoni, non si sorprende di ritrovare la situazione così come l'aveva lasciata: «C'è stata una grandissima attenzione mediatica sul nostro pronto soccorso - ha detto Modini - I riflettori accesi determinano un insieme di maggior impegno, attenzione ed efficienza di ogni singolo. Per i primi giorni, infatti, abbiamo avuto un miglioramento importante, fino quasi alla scomparsa dei problemi. Con lo spegnersi delle telecamere, però, la situazione è cambiata». In sintesi, è tornata come prima. Intorno alle 16 di ieri il pronto soccorso era al collasso. Affollavano le stanze circa 70 pazienti tra sale d'attesa, «piazzetta» e corridoi. Di questi, quaranta già visitati, destinati al ricovero ma senza posto letto, i restanti in attesa dei medici. Una barella dopo l'altra, i degenti – chi con la maschera dell'ossigeno, chi in preda ad attacchi isterici – si trovavano gomito a gomito. Anziani attaccati alla flebo seduti sulle sedie a causa dell'assenza di lettighe, e di luoghi in cui piazzarle. Fuori, le ambulanze bloccate - erano 5, in coda - per lo stesso problema: senza barella non si può ripartire. Insomma il «solito» caos. Con un'aggravante, perché i provvedimenti presi dopo i fatti del mese scorso, uno su tutti lo stop ai ricoveri da ambulatorio, che in pratica avrebbe dovuto dare priorità ai trasferimenti dal pronto soccorso, ha congestionato anche i reparti, che spesso pur di accogliere i degenti improvvisano posti letto nei corridoi, affollando anche i piani superiori dell'Umberto I. Il clima, tra gli operatori, continua a essere teso. Mentre il collettivo dei camici bianchi, così come diverse sigle sindacali, hanno accolto con favore il ritorno dei due responsabili del Dea, del resto in segno di solidarietà nelle settimane scorse avevano anche annunciato uno sciopero della fame pro reintegro, d'altro canto ci si rende conto che, di questo passo, nulla potrà migliorare: si chiede in pratica una rivisitazione a livello regionale dell'equilibrio posti letto-accessi al pronto soccorso, evitando di appesantire il Dea con prestazioni che superano i margini operativi della struttura avvalendosi della collaborazione di medici di base e assistenza domiciliare. In attesa di nuove soluzioni organizzative, Modini si dice comunque soddisfatto del provvedimento firmato dal dg del Policlinico, Antonio Capparelli. «Apprezzo molto la delibera della direzione sanitaria - conclude - che mette fine ad una revoca che continuo a ritenere ingiusta. Spero che quanto successo possa consentire ulteriori miglioramenti a vantaggio di tutto il Policlinico con un impegno esiguo di nuove risorse».