Roma Capitale, è il giorno del verdetto
Otto pagine, dodici articoli per cambiare il futuro di Roma e una vera Capitale. Il secondo decreto legislativo che completa la riforma per Roma Capitale dovrebbe essere licenziato dalla bicamerale presieduta da Enrico La Loggia giovedì, salvo sorprese. Il voto finale era infatti previsto per oggi. Tra le parti più interessanti del testo che conferirà nuove funzioni all'ente speciale, oltre a quella finanziaria che fornirà nuovi strumenti di finanziamento e la partecipazione al Cipe, quella che riguarda i Beni storici, artistici, ambientali e fluviali. È il capo II, non a caso il più corposo. Roma Capitale avrà l'onere e l'onore di partecipare alla valorizzazione dei beni storici e a tal fine viene istituita una «Conferenza delle Sovrintendenze ai beni culturali del territorio di Roma capitale» con funzioni di coordinamento delle attività della sovrintendenza comunale e degli organi del Ministero dei beni culturali, anche per quanto riguarda il rilascio di autorizzazioni, nulla osta e pareri preventivi. Oltre a promuovere accordi per la valorizzazione dei beni, la Conferenza dei Soprintendenti definirà funzioni e compiti amministrativi di Roma Capitale. Tra questi il più importante per lo sviluppo della città, quello del concorso «in caso di realizzazione di opere pubbliche ricadenti in aree di interesse archeologico nel territorio di Roma Capitale, con i competenti uffici ministeriali, nella procedura di verifica preventiva dell'interesse archeologico». Un caso per tutti: la linea C della metro. Se prima il Campidoglio subiva indagini preliminari determinanti per la realizzazione di opere stategiche, in futuro potrà partecipare attivamente all'iter di verifica e dunque di decisione finale. Altre e importanti funzioni vengono poi affidate su beni ambientali e fluviali, così su turismo e protezione civile. Non da meno la maggiore autonomia riconosciuta nell'organizzazione del personale. Resta dunque un nodo (affatto secondario) da sciogliere. Nell'ultima bozza si parla del trasferimento delle funzioni. Sparisce il termine entro il quale la Regione deve trasferire le nuove deleghe; ad essa viene riconosciuta la facoltà di conferire «ulteriori funzioni amministrative nelle materie di competenza legislativa della Regione». Infine, viene istituito presso la presidenza del Consiglio un tavolo Stato - Regione - Provincia e Roma Capitale, per il coordinamento del trasferimento delle funzioni. Un "particolare" che ha creato più di un mal di pancia proprio alla Pisana. E che forse è causa del rinvio della seduta di oggi.