Un boomerang chiamato Centrale del Latte
Peril gruppo di Collecchio, oggi in mano ai francesi di Lactalis, la partita insomma non è chiusa. Anzi, la battaglia continua perché Parmalat si riserva «ogni opportuna iniziativa nelle sedi competenti a tutela dei propri diritti». E se anche dovesse vincere la guerra, il Campidoglio rischia di dover mettere mani al portafoglio. Il riacquisto delle azioni sarebbe automatico, in quanto imposto dal giudice ma - questa la tesi del colosso del latte - Alemanno dovrebbe riconoscere comunque il maggior valore generato negli anni dalla Parmalat. Il concetto era stato già accennato all'inizio di marzo del 2011, durante la presentazione dei risultati del gruppo. L'ultima di Enrico Bondi che poi, dopo poco, avrebbe lasciato il comando ai francesi. L'obiettivo, aveva sottolineano il vertice dell'azienda, è mantenere il controllo della società di cui Parmalat è «legittima titolare», anche perché quando ha conquistato il timone di Collecchio, nel 2003, Bondi ha ricevuto in eredità dalla disastrosa gestione Tanzi una Centrale dissestata mentre oggi il 75% dell'azienda sul bilancio consolidato di Parmalat ha un valore di carico di 104 milioni, un fatturato di 140, e la Centrale è diventata il marchio di riferimento per tutto il Lazio. «Anche se le sentenze ci dessero torto, - aveva quindi spiegato il responsabile degli affari legali, Nicola Walter Palmieri - non avremmo alcun obbligo di restituire le azioni se non a fronte del riconoscimento a nostro favore di un premio per le migliorie che abbiamo apportato nel frattempo. E tali migliorie, a nostro parere, sono altissime». Strategia legale che non sarebbe cambiata dopo l'arrivo di Lactalis. La vittoria in tribunale potrebbe dunque rivelarsi un boomerang per Alemanno che però non molla: «Mi piacerebbe che tornassimo a essere proprietari della Centrale del latte di Roma. Non deve finire in mano a una multinazionale, ma dovrà esserci una forte presenza degli allevatori, per rafforzare la nostra agricoltura. Da ex ministro dell'agricoltura ci tengo, particolarmente», ha detto nei giorni scorsi. Intanto, il 22 marzo, l'Avvocatura comunale ha inviato a Parmalat l'atto di diffida ad astenersi da atti pregiudizievoli per la Pubblica amministrazione e per la restituzione delle azioni. Analogo atto di diffida è stato inviato a Centrale del Latte spa perché prenda atto che il 75% delle azioni societarie è intestato a Roma Capitale. «Quella per la Centrale del Latte - ha più volte ribadito il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno- è nella nostra città la madre di tutte le battaglie e proprio per questo dobbiamo combatterla fino in fondo portando a casa un risultato vincente». Ma a quale prezzo va combattuta?