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Si è suicidata lanciandosi dal sesto piano di una palazzina nel quartiere di Tor Pagnotta, a Roma, sabato scorso, Fakhra Younas, icona dell'emancipazione femminile nel mondo islamico.

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InItalia fu sottoposta a 39 interventi di chirurgia plastica per riavere un volto normale. Nel 2005 scrisse un libro, «Il volto cancellato», con la giornalista Elena Doni, poi tradotto in molte lingue. Le ferite interiori non si rimarginarono però mai: tentò tre volte il suicidio e tre volte fu salvata. Sabato scorso ce l'ha fatta. Una donna coraggiosa, la incontrammo ciqnue anni fa all'Infernetto dove viveva presso una casa famiglia del Comune di Roma. Nonostante le molte operazioni subìt, il volto era ormai orrendamte deturpato. Ma Fakhra Younas non aveva perso la sua femminilità e il suo charme. Fakhra Younas è stata una bella ragazza affascinante e sensuale proveniente da una famiglia di artisti. Lei stessa faceva la ballerina. Ci mostrò le foto con il figlio, prima che il marito Bilal, ossessionato dalla gelosia e per vendicarsi di lei che lo voleva lasciare perché diventato padre e marito troppo violento, le gettò in faccia dell'acido. Fu come essere avvolti dal fuoco», ci raccontò Fakhra. Dopo averla sfigurata, il marito l'ha tenne prigioniera senza curarla, lasciandola al suo destino. Si è liberata grazie alla matrigna di Bilal, Tehmina Durrani, che assoldò degli uomini armati per farla fuggire dal Pakistan. In Italia nel 2001, grazie alla fondazione Smileagain che assiste le donne del Sudest asiatico bruciate dall'acido, grazie all'allora sindaco di Roma Walter Veltroni e al Ministero della Sanità che attivarono tutte le procedure per la cura, Fakhra è stata operata e così spearva di cominciare un anuova vita. Con lei era giunto in Italia anche il figlio Nouman, un ragazzo che all'epoca aveva ha 12 anni. Quando arrivò in Italia la donna venne subito «adottata» da molte associazioni e tanti politici hanno sposato la sua causa. Ma poi, eroina dimentica, è stata travolta dalla burocrazia. Ci chiamò perché fu costretta alasciare la casa dove si trovava : «Voglio rimanere qui dove sto - ci supplicò Fakhra - Non posso lavorare. Passo d aun ospedale all'altro.aiutatemi». Gli occhi si arrossarono, il viso, nonostante la perizia dei chirurghi, restava una maschera dove era scritta tutta la sua storia di donna maltrattata e privata della bellezza. Non ce l'ha fatta a sostenere il peso del dolore. Forse è stata dimenticata troppo presto.Mau.Pic.

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