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Gestore nuovo con scartoffie vecchie

Veduta dall'alto della capitale

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In teoria dovrebbe essere tutto molto facile e veloce. Devo subentrare alla gestione di un locale con licenza di somministrazione, mi metto d'accordo con il proprietario, firmo il contratto, lo comunico al Suap (sportello unico attività produttive) del Comune di Roma e immediatamente posso iniziare a lavorare. In pratica devo ripresentare tutta la documentazione necessaria. Quella che l'imprenditore che mi ha ceduto il locale ha già a sua volta presentato allo stesso sportello. Ciò significa spendere soldi, da mille e cinquecento a tremila euro tra pareri dei tecnici e relazioni varie, più 305 euro di spese d'istruttoria, e tempo, anche 3 mesi perché la documentazione sia pronta da inviare. Siamo alle solite, se c'è un sistema telematico voluto per abbattere le file agli sportelli dei vari uffici, come accadeva prima, poi lo stesso sistema non può chiedere all'imprenditore che subentra ad un'attività di ripresentare gli stessi documenti, che il Comune dovrebbe per logica avere già. Esiste tra l'altro una legge, la 241 del 1990, sul procedimento amministrativo, che lo vieta espressamente. Eppure così succede, basta collegarsi al sito Suap Roma, scaricare la modulistica corrispondente alla pratica di voltura della licenza da effettuare e trovarsi di fronte praticamente allo stesso modulo che serve per avviare una nuova attività, solo con l'intestazione diversa: somministrazione – S.C.I.A Subingresso. La richiesta delle varie autocertificazioni che segue non elimina il dovere da parte dell'imprenditore che subentra, di allegare relazioni dei tecnici per attestare i requisiti edilizio urbanistici, sanitari, di sicurezza degli impianti e, se presenti, di quelli di areazione. Viene poi domandata la relazione di un tecnico sulle caratteristiche dei locali e del ciclo produttivo, visto che si parla di vendita di alimenti e nuovamente la planimetria in scala 1,50 o 1,100 dei locali dove si svolge l'attività, altro intervento del tecnico. A quel punto si invia il tutto e la voltura, sta scritto sul sito del Suap, è praticamente immediata anche se il trasferimento della titolarità dell'esercizio diventa effettivo, per legge, entro il termine di 60 giorni, fatto salva la verifica sempre possibile da parte dell'amministrazione dell'esistenza dei requisiti necessari per esercitare l'attività. Nessuna possibilità telematica invece, e dunque file e attese allo sportello, nel caso di richiesta di voltura di un esercizio con il titolo di occupazione di suolo pubblico, che si trova nel I Municipio. Abbiamo già scritto della mole di richieste di Osp che arriva ogni anno sul tavolo della Commissione che si riunisce ogni due settimane in Municipio, e che ha il compito di rilasciarle o negarle, dopo aver sentito il parere dei vigili urbani, quello della Sovrintendenza, dell'ufficio città storica e del VII dipartimento, se si tratta di viabilità principale. Ebbene, altrettante richieste di voltura arrivano agli uffici municipali che di norma dovrebbero trovare risposta entro il termine di 30 giorni dalla data di presentazione della domanda, ma che di fatto vengono sbrigate anche dopo tre, quattro mesi. I tempi si allungano ulteriormente quando alla voltura si fa seguire una richiesta di ampliamento della osp esistente. La pratica equivale a nuova richiesta e quindi la domanda parte da zero, con tutti ciò che ne consegue a livello di tempistica e di risultato. Intanto, però, all'imprenditore è stato richiesto di versare il canone annuo di occupazione di suolo pubblico determinato nell'atto di concessione, che fa fede, così come dispone la normativa di riferimento.

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