Con l'era Pignatone si volta pagina
«Metterò a disposizione la mia esperienza maturata a Reggio e a Palermo». Fa capire dove punterà il nuovo procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. Senza tralasciare gli altri settori, lascia intendere che si occuperà molto di criminalità organizzata, mettendo a frutto la conoscenza dei legami familiari e malavitosi che negli anni passati ha ben conosciuto e che cementano 'ndrangheta e mafia. L'ex capo di Reggio Calabria ha incassato pure l'appoggio del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che gli ha augurato il buon lavoro assicurando «la massima collaborazione e coordinamento alla luce di una criminalità sempre più diffusa su tutto il territorio». Ieri mattina, durante la cerimonia d'insediamento alla V sezione penale del Tribunale di Roma, Pignatone ha firmato il verbale di presa di possesso dell'incarico a poco più di un mese dal voto all'unanimità del plenum del Consiglio superiore della magistratura che l'ha voluto al vertice degli uffici giudiziari capitolini. Il neoprocuratore capo ha «ringraziato il Csm per la fiducia accordatami, il ministro della Giustizia e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per le parole spese nei miei confronti». Pignatone si è detto «consapevole della complessità e della delicatezza dell'incarico ma a Roma ci sono magistrati di grande valore e di elevate qualità professionali che hanno saputo gestire processi importanti in ogni settore, pur dovendo fare i conti con una diminuzione delle risorse. Una funzione essenziale - ha spiegato davanti alle massime cariche delle forze dell'ordine e al suo predecessore, l'attuale sottosegretario all'Interno, Giovanni Ferrara - e delicata essendo il primo cui il cittadino stesso si rivolge per avere giustizia ed è il primo che deve dare risposte alla domanda di legalità che viene dalla società». Pignatone è definito un uomo di legge che ama lavorare in staff. E cioè, con persone che conosce, di cui apprezza lo spessore investigativo e dei quali si fida. Per cui, è ipotizzabile un giro di valzer anche per altre poltrone. Al posto dell'attuale capo della Squadra mobile, Vittorio Rizzi (che dovrebbe fare il questore vicario di Roma in attesa di un posto da questore), potrebbe arrivare l'ex dello stesso ufficio di Reggio Calabria, Renato Cortese, già nella Capitale. Tra le voci c'è anche quella che circola sul nuovo capo dell'Anticrimine del Ros di Roma: ora del colonnello dei carabinieri Massimo Macilenti, domani forse del pari grado del Ros di Reggio Calabria, Stefano Russo. Il questore di Roma Francesco Tagliente aspetta le decisioni del Consiglio dei ministri. Possibili sedi: si è parlato dell'Aquila ma sarebbe gradita Firenze, dov'è stato questore prima della Capitale. Successori?Due in pole position:Fulvio DellaRocca, da Venezia, e Alessandro Marangoni, in carica a Milano. In partenza è dato anche il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. Roma è una città difficile, dove le pressioni della politica possono rendere difficile qualsiasi terreno: in procura ma anche in Questura. Idati sull'andamento del crimine ne sono un esempio. Sono due anni che dalla polizia non esce un numero. Allarmare preoccupa più dell'allarme in sé. Oggi il tabù dovrebbe essere superato al congresso nazionale del sindacato Consap, che dalle 10,30 si terrà fino a domani al Grand Hotel Duca D'Este, in via Tiburtina 300. Si parlerà di città sicure, da Roma alle altre capitali europee. E Tagliente avrebbe promesso che dirà le agognate cifre.