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Armi ed esplosivi Arrestato il nipote del boss

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Quasida guerra. È stato trovato in una cantina di via Andersen, a Primavalle. C'era di tutto: un fucile a canne mozze e cartucce da caccia, cinque bottiglie di liquido esplodente, detonatori, micce in uso ai militari, cinque chili di tritolo, oltre a cocaina, marijuana, hashish, sostanza da taglio e bilancini di precisione. La scoperta l'hanno fatta gli agenti della Squadra mobile di Vittorio Rizzi andando a controllare che il pregiudicato fosse agli arresti domiciliari, misura cautelare emessa dal giudice perché il 1°marzo è stato trovato in possesso di dieci chili di marijuana. Lui è Raffaele Mazza, 19 anni, riportato in carcere per droga, detenzione di arma comune da sparo alterata e clandestina, detenzione illegale di munizionamento e di materiale esplosivo ed esplodente. Giovane di età ma dalla lunga «tradizione» criminale familiare. Lo zio infatti, 46 anni, con stesso nome e cognome, a febbraio in una villa bunker di Riano è stato arrestato in un blitz da brividi condotto dagli investigatori della Mobile guidati da Andrea Di Giannantonio e dai poliziotti del Commissariato Primavalle di Domenico Condello. Mazza si era nascosto lì dopo la gambizzazione di Mauro Diofebo, ferito il 29 maggio di due anni fa. Le forze dell'ordine si erano messe sulle sue tracce sospettando che fosse lui il responsabile. Mazza non è un delinquente di piccolo calibro, un malvivente che tira a campare. È un criminale entrato nel ruolo, che imponeva e pretendeva che fosse rispettato. Nel suo curriculum infatti c'è anche il precedente di un omicidio avvenuto nel gennaio 2005, reato però che non lo ha trattenuto dietro le sbarre. La vittima fu «er Fettuccina», al secolo Michele Iannelli, 40 anni. Un pregiudicato per reati di droga, conosciuto nella zona di Montespaccato, un tipo robusto, dal carattere aspro e non facile da trattare. Le indagini della Mobile scoprirono che l'azione violenta fu portata a termine da due persone. Una era Mazza. E allora, come per la gambizzazione del 29 marzo, i poliziotti accertarono che il motivo fu «una questione d'onore»: Iannelli aveva infastidito la donna di Mazza. Nella villa di Riano, Mazza era pronto a difendersi: indossava una cintura con coltelli e proiettili calibro 6,35 infilati nei foderi. E nel sup rifugio bunker non era solo: c'era il giovane Raffaele Mazza.Fab. Dic.

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