Municipalizzate, le quote a dipendenti comunali e privati
Dipendenti proprietari di quote azionarie dell'azienda per la quale lavorano. Un rappresentante eletto dai lavoratori siederà nei Consigli di amministrazione di tutte le aziende controllate dalla «holding». Ovvero una società «madre» che sia cabina di regia delle partecipate. Una rivoluzione culturale, prima ancora che economica, quella che il sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno intende portare a casa nei 14 mesi che lo dividono dalle nuove elezioni. Un modello di gestione e di sviluppo che il primo cittadino tiene a mente da tempo e che oggi può mettere in pratica ribaltando l'effetto della legge che impone agli Enti locali di non avere più quote maggioritarie anche all'interno delle società che erogano servizi pubblici. Servizi essenziali per un Comune, come acqua, luce, gas, trasporti e igiene urbana. La dismissione delle quote, fissate in un massimo del 30% per gli enti locali, deve completarsi entro il 2015. L'ingresso di capitale privato all'interno di aziende può essere una sfida a doppia valenza. Una sfida accettata da Alemanno che intende stringere un patto con i sindacati per vincere il tabù della partecipazione attiva dei lavoratori «quindi della loro responsabilizzazione», dice Alemanno. E creare così un nuovo modello di gestione che richiami anche a quella destra sociale delle compartecipazioni che è storia e percorso integrante del sindaco della Capitale. «La flessibilità deve corrispondere alla responsabilizzazione dei lavoratori - ha sostenuto Alemanno nel corso del suo intervento al workshop della Fondazione Nuova Italia che si è tenuto nella sede de Il Tempo - Per questo ho proposto alle parti sociali un patto per accompagnare il processo delle privatizzazioni e costituire una holding che preveda la rappresentanza dei lavoratori». Una rivoluzione che partirà proprio dall'azienda fiore all'occhiello della Capitale, l'Acea spa. La società al 49% privata e al 51% proprietà del Comune di Roma eroga acqua, luce e gas al territorio più vasto d'Europa, quello capitolino con oltre tre milioni di utenze. La dismissione del 21% delle quote comunali può dunque rappresentare un pericolo per la gestione e il controllo di servizi essenziali. Per questo Alemanno ha già posto i paletti in una delibera che verrà approvata probabilmente entro la fine della settimana. «Coloro che hanno più del 2% del pacchetto azionario saranno esclusi dal processo di privatizzazione e non potranno quindi acquistare le azioni di Acea messe in vendita dal Campidoglio - ha detto il sindaco - Chi oggi è socio privato sarà dunque escluso dalla privatizzazione del 21% della multiutility attualmente controllata con il 51%. Il nostro impegno è destinare almeno una quota di azionariato ai lavoratori e agli stessi utenti Acea». Inoltre, sempre per quanto riguarda la società di piazzale Ostiense ci sarebbe interesse all'acquisto da parte della Cassa Depositi e Prestiti. La strada è quella di privilegiare comunque acquirenti istituzionali. Si fa presto, insomma, a dire privatizzazione. Per quanto riguarda invece l'organizzazione interna, la delibera attesa in Campidoglio prevede che nel Consiglio di amministrazione della nuova holding sieda un rappresentante eletto dei lavoratori di tutte le controllate capitoline. «Sarà creato contestualmente - ha spiegato ancora Alemanno - un comitato consultivo che fornirà pareri su tutte le scelte strategiche ed esprimerà un proprio rappresentante nel collegio dei sindaci. Insisto: la flessibilità deve corrispondere alla responsabilizzazione dei lavoratori. E il terreno privilegiato per applicare questo schema è quello delle società pubbliche». Una sfida importante quella del primo cittadino che rilancia nei confronti dell'opposizione. «Invito tutte le forze politiche a non avere un atteggiamento ideologico. Non è immaginabile che, ad esempio, il Pd che ha votato le leggi nazionali in base alle quali facciamo queste operazioni, poi venga in Consiglio comunale a fare opposizione - ha puntualizzato Alemanno - Le ha votate a livello nazionale, ci aiuti a controllare che tutto venga fatto nell'interesse pubblico».