Il socio di Lande condannato a 5 anni di galera
Quattordici anni di galera. Si è chiuso ieri il primo capitolo giudiziario sulla maxi truffa ai danni della «Roma Bene». Quattro imputati sono stati condannati per aver partecipato al raggiro finanziario di professionisti, registi, attori e produttori che hanno investito denaro all'estero. Si tratta dei più stretti collaboratori del Madoff dei Parioli, il broker Gianfranco Lande, che per il giudice dell'udienza preliminare romano Marco Mancinetti hanno partecipato all'organizzazione della truffa da 170 milioni di euro. Ad ascoltare la condanna sono stati l'ex socio di Lande, Roberto Torregiani, al quale il giudice ha inflitto una pena superiore a quella che aveva chiesto il pubblico ministero Luca Tescaroli: cinque anni di reclusione invece di quattro anni e cinque mesi. Torregiani ha seguito il rito abbreviato per essere processato e quindi potrebbe presentare appello contro la sentenza. Cosa che invece non potranno fare gli altri imputati che hanno scelto come rito alternativo il patteggiamento, facendo diventare definitivo il verdetto. A Raffaella Raspi, l'ex compagna di Lande, il gup ha inflitto tre anni e quattro mesi, al fratello Andrea due anni e otto mesi e all'ex amministratore della società Eim, Gian Pieto Castellacci De Villanova, tre anni di reclusione. Tutti, tranne Andrea Raspi, sono stati condannati per associazione per delinquere finalizzata all'abusiva attività finanziaria. Il fratello dell'ex compagna di Lande è stato invece accusato di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza poiché per gli inquirenti ha occultato dati e informazioni alla Consob. Il giudice ha anche stabilito la confisca di 20 milioni di euro che erano stati sequestrati durante le indagini, soldi che serviranno per risarcire le 400 parti civili che si sono costituite contro gli imputati. Quella di ieri è dunque soltanto la prima trance dell'inchiesta che arriva a sentenza. È infatti in corso il processo, davanti ai giudici della nona sezione del Tribunale di Roma, nei confronti di Gianfranco Lande, l'unico che ha scelto di essere processato con il rito ordinario. Il broker finanziario, considerato dalla procura la mente della truffa, è stato interrogato per quattro giorni per cercare di ricostruire il raggiro milionario. Nel rispondere alle domande dell'accusa, spesso il Madoff dei Parioli ha scaricato le sue responsabilità contro Torregiani e Castellacci. Sostenendo anche che lo stesso Torregiani non era un suo socio, circostanza che, secondo le sue dichiarazioni, sosteneva senza che fosse vero. «Roberto Torregiani mi ha nascosto un buon 90% della massa di investimenti - ha detto Lande in aula - non pensavo che colui che per anni si è dichiarato mio socio non mi avesse mai fatto menzione di questa massa di risparmiatori. Solo dopo mi sono accorto che per anni ho lavorato appena sul 10-15% dei soldi che venivano depositati dai clienti. Non ho mai voluto denunciare Torregiani neppure quando ho scoperto che la situazione era critica, perché avrebbe significato creare guai agli investitori, e anche a me, molto più gravi di quelli che uno poteva immaginare. E poi, Torregiani era scomparso da Roma». E ancora: «Gli ho più volte fatto notare che non era mio socio e, a un certo punto, lo avevo invitato a non frequentare più i miei uffici. Capitava che continuasse a farsi vedere perché i clienti Eim, per scudare, venivano da lui messi in contatto con i promotori Egp. Il mio divorzio da Torregiani risale al 1997. In seguito ho creato una struttura societaria e una sede diversa per allontanarmi dai due».