S'indaga sulle licenze a punti I Bernabei di nuovo dai pm
Si allarga a macchia d'olio l'inchiesta della Finanza sulle licenze in primo Municipio. Nel mirino degli investigatori del Comando provinciale sono finiti anche i permessi a punti. Nel 2010 il Campidoglio ha infatti regolamentato la somministrazione di alcolici nei Municipi I, III e XVII, inserendo le cosiddette «licenze a punti», questo perché in Centro storico non se ne possono rilasciare di nuove. In due anni esatti in queste zone della Capitale ne sono state rilasciate appena 15. Ma cosa vogliono scoprire i finanzieri? In primis, a quante società fanno riferimento queste licenze, proprio per capire se possa esistere o meno una sorta di «monopolio». Inoltre, se siano state concesse in maniera regolare, se cioè se i locali avevano veramente i requisiti necessari. Tra gli accertamenti degli investigatori, anche verifiche fiscali su chi ha ottenuto i permessi nei tre Municipi. Si tratta di un'indagine iniziata dopo la denuncia presentata dal presidente del primo Municipio Orlando Corsetti, in seguito al racconto dell'imprenditore palermitano Vincenzo Conticello, che ha aperto una focacceria in via della Torretta. Non solo. Il minisindaco avrebbe ascoltato tre commercianti che volevano sapere se le licenze che stavano per acquistare erano regolari: due risultarono a posto, sulla terz, invece, riguardante un'attività a Campo de' Fiori, emersero anomalie. La licenza per somministrazione di alcolici faceva riferimento a un laboratorio artigianale. Circostanza che sarebbe stata fatta presente da Corsetti alla Guardia di Finanza. Ma come si può ottenere una licenza a punti? Sono molto i criteri da rispettare e ognuno corrisponde a un certo punteggio, la cui somma deve raggiungere i 170 punti: i bagni devono essere separati per i due sessi (20 punti), deve essere presente il fasciatoio (10 punti), un posto a sedere ogni metro e mezzo (10 punti), assenza di videogiochi o apparecchi automatici (10 punti), servizio di vigilanza esterna dei locali durante l'orario di apertura (5 punti) e insonorizzazione (40 punti). Ma cosa raccontò al presidente del Municipio Centro storico l'imprenditore Conticello? Alcuni intermediari gli avrebbero indicato personaggi in grado di procurargli licenze per 130-150 mila euro, che per la maggior parte dovevano essere pagati in nero. Parallelamente al filone delle licenze c'è quello che ha già portato sul registro degli indagati cinque vigili urbani e un tecnico con l'accusa di concussione per le divise, di falso per il geometra. Le indagini fanno riferimento a presunte mazzette che commercianti, imprenditori e professionisti avrebbero pagato agli agenti del primo Gruppo della Polizia Roma Capitale. Un'indagine partita da un esposto dei fratelli trasteverini Paolo e Silvio Bernabei, che, comunque, già nel 2004 avevano puntato il dito contro i vigili urbani del Centro per continuue vessazioni e minacce che avrebbero subito per anni. E proprio loro ieri pomeriggio si sono presentati per la terza volta in procura per essere ascoltati dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal pm Laura Condemi. La fotografia dei Bernabei sul presunto «sistema» si presenterebbe «complessa e inquietante», spiegano a piazzale Clodio. E ieri avrebbero rivelato nuovi nomi di vigili urbani che avrebbero commesso vessazioni nei loro confronti, tra i quali quello di un alto ufficiale del Corpo. Gli inquirenti durante gli interrogatori avrebbero fatto domande su due episodi specifici: uno di questi si riferirebbe al fascicolo aperto per abuso edilizio nel deposito di via della Luce, per il quale è indagato Paolo Bernabei. E nel corso dell'interrogatorio sarebbero stati chiesti chiarimenti anche sul funzionamento del presunto giro di mazzette. Ieri, inoltre, è stata interrogata anche la segretaria dei due imprenditori trasteverini. All'attenzione della procura anche l'intimidazione di cui sarebbe stata vittima l'avvocato dei grandi accusatori, il legale Donatella Amicucci. Sulla maniglia della vettura del penalista, parcheggiata a poco distanza da un Ministero, sarebbe stata lasciata una stampella spezzata. Nei prossimi giorni non è escluso che i pm possano chiedere di visionare le immagini a circuito chiuso registrate dal dicastero per cercare di individuare gli autori del gesto.