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"Alla gogna per gli errori del primario"

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L'ospedale San Camillo

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Il lunedì nero ha lasciato il segno nel morale dei medici di Chirurgia d'urgenza, quando quattro ufficiali giudiziari della polizia municipale hanno consegnato 12 informazioni di garanzia nel reparto di emergenza del Dea del San Camillo Forlanini diretto da Donato Antonellis, all'attenzione della Procura per lesioni e morti sospette. «Non viviamo più, siamo finiti alla gogna mediatica, nessuno di noi collaboratori del primario ha mai preso una denuncia, e parlo a nome di tutti» dice Carlo Cataldi, uno degli 11 chirurghi, trascinati nell'indagine della Procura che al San Camillo Forlanini ha sequestrato 700 cartelle cliniche. Ma quelle di lunedì mattina, erano solo 9 delle 18 cartelle risequestrate all'esame della pm Claudia Alberti, 7 di queste con esito mortale e due per lesioni. Il reparto non si è ancora ripreso dallo choc. «Abbiamo dovuto riparare agli errori del primario» avevano detto i chirurghi lo stesso giorno, mentre rigiravano i fogli della Procura tra le mani cercando di venirne a capo. Cataldi era in sala operatoria con il primario che operava in laparoscopia i calcoli alla cistifellea della cinquantenne Gloria Vasquez, poi trasferita al Centro Trapianti dove è ricoverata da 4 mesi, perché Antonellis le avrebbe tagliato dotti biliari e arteria epatica. Cataldi gli disse di tenersi sul piano superiore. Di più non poteva fare. «Chi opera in laparoscopia non può essere fermato - spiegano gli addetti ai lavori - perché lo strumento è nelle mani di chi opera». La telecamerina ha filmato tutto. Anche la risposta a chi lo metteva in guardia: «non capite un c.». Con Antonellis e Cataldi in sala operatoria dovevano esserci anche ferristi e anestesisti in quel lungo intervento proseguito 10 ore. E dire che la donna all'inizio non era gravissima. Quando arrivò al pronto soccorso il consulente chirurgo Adami le aveva detto che si sarebbe potuta tentare una «terapia farmacologica» essendo la donna «giovane» e alla «prima crisi». Poi alle quattro del mattino una seconda crisi. Si era liberato un letto. E Adami la ricoverò. Il lunedì l'operazione. E i fatti noti: la figlia di Gloria, che la vigilia di Natale tappezza il San Camillo di fogli per denunciare il silenzio omertoso sul caso della madre, gravissima e non per caso. Anche questa cartella clinica è stata sequestrata. Le informazioni di garanzia? «Un colpo» perché «siamo stati chiamati a rimettere le mani su interventi del primario». Per questo «continuiamo a ricevere telefonate di parenti e amici. Ci chiedono "ma cosa è successo"?». C'è chi è uscito fuori di testa. «Una collega ha detto che si lincenzierà». «Al pizzettaio che spaccia gli mettono solo le iniziali - dicono - a noi nome e cognome. E abbiamo dovuto fare la spola davanti a pazienti e infermieri per andare dai quattro ufficiali giudiziaria in sala riunioni del reparto, bella privacy». E c'è pure la caccia alla talpa. Ci si chiede chi sia stata la gola profonda che dà notizie. Un pressing che potrebbe rischiare di compromettere il clima di collaborazione per l'accertamento della verità. Chi ha il morale più alto è il primario. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e lesioni. Ma Donato Antonellis è combattivo. Deve difendere la famiglia che «sta soffrendo molto». Per questo ha detto «non si arrenderà mai». Lui sa chi ha ordito «un complotto» che «dura da 5 anni». Ma si dichiara «sereno» e aspetta con serenità il giudizio della magistratura sull'inchiesta «che si è allargata per una denuncia anonima». Alcuni suoi collaboratori invece si chiedono: «Come mai tutto questo cancan solo adesso?» «C'entra la politica?». «E che ha fatto finora?». «Perché il primario ha occupato quel posto?». Un posto riconfermato alla scadenza da una commissione che ha dato giudizio «ottimo». Sul caso tre interrogazioni regionali, e una nel 2008 del senatore Domenico Gramazio, vicepresidente della commissione di indagine sul servizio sanitario che ricorda «il silenzio dell'allora presidente della Regione Marrazzo e del suo vice Montino». Giovanni Hermanin, responsabile sanità di Api guarda le norme. «La commissione Affari sociali della Camera, che se ne sta occupando, deve spingere sulla modifica dell'art. 15 ter.2 del dl 502/92 che consente al direttore generale di un'azienda ospedaliera, di nominare i primari, con totale discrezionalità, prescindendo da capacità e titoli».

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