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Morti sospette al San Camillo «Offerte a noi familiari dei malati»

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La figlia della donna con la pinza in pancia: si sono fatti avanti martedì

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Madopo l'indiscrezione trapelata da Palazzo di giustizia sulle offerte dell'azienda ospedaliera alle famiglie di alcune vittime per prevenire uno scandalo, parlano alcuni familiari dei pazienti operati da Donato Antonellis, primario di Chirurgia d'urgenza del San Camillo Forlanini. Di «un'offerta ricevuta», anche se non esplicitamente, ma solo «tra le righe», ha raccontato alle due figlie, Carla e Marella, anche la donna 65 anni, Maria Teresa, rioperata perché il primario le aveva lasciato una pinza nell'addome, durante un intervento per i diverticoli al colon. L'operazione, programmata un anno prima, è stata eseguita l'estate scorsa. E la sua cartella clinica sarebbe una delle 18 sequestrate all'esame del pm Claudia Alberti che indaga su lesioni e morti sospette, un numero che sarebbe lievitato con l'arrivo di Antonellis a capo del reparto d'emergenza del Dea del San Camillo. «Nostra madre ci ha riferito che si sono fatti avanti con lei, martedì» ha raccontato ieri mattina, una delle due figlie di Maria Teresa, Carla. Martedì, cioè il giorno dopo l'arrivo in reparto di quattro ufficiali giudiziari della Polizia municipale, che hanno consegnato 12 informazioni di garanzia ad altrettanti medici di Chirurgia d'urgenza, per 9 cartelle risequestrate delle 18 che sono all'esame del pm. Il giorno dopo, cioè proprio martedì, ed è una pura coincidenza, la donna si era recata al San Camillo. «Mia mamma - spiega Carla - era tornata al pronto soccorso perché dopo i due interventi continua a non stare bene. Aveva bisogno di una tac, ma con la prenotazione avrebbe dovuto aspettare un anno. E così ha pensato che se la visitavano al pronto soccorso gliel'avrebbero fatta prima». In quell'occasione sarebbe stata avvicinata. «Lei ci ha raccontato che le hanno fatto una proposta - conferma Carla - "non mi hanno detto: ti dò i soldi, ma io l'ho capito" così ci ha raccontato la mamma. E noi non dubitiamo della sua intelligenza. Nostra madre, infatti, è una donna attiva, gestisce una tabaccheria in un piccolo centro del Reatino. Fosse stato per lei non avrebbe neanche denunciato il suo caso, tanto è riservata. Però alla fine si è decisa - spiega Carla - e lo ha fatto soltanto per evitare che accadesse ad altri quello che aveva subito lei. Se non fosse stato per questo, la sua pinza, scordata dal chirurgo nella sua pancia, sarebbe rimasto un dolore privato». Una proposta sostiene di averla ricevuta anche Silvio De Spirito, il marito di Gloria Vasquez, la cinquantenne operata a novembre in laparoscopia da Antonellis, per i calcoli alla colecisti. Fu rioperata e salvata da Ettorre al Centro Trapianti, dove è rimasta da quattro mesi e non si sa quando uscirà. «Qualche giorno dopo il trasferimento di mia moglie al Centro Trapianti - ha raccontato ieri De Spirito - mi telefonò l'avvocatessa Cirese, legale di Antonellis e dell'azienda ospedaliera - dicendomi che se avessi avuto bisogno di aiuti anche economici, erano disposti e che Antonellis aveva un'assicurazione». L'uomo rifiuta. «Io dissi subito di no. Ma lei mi disse di pensarci, che mi avrebbe richiamato fra una settimana. Mi richiamò e io confermai il no e gli dissi anche che non volevo più neanche sentire il nome di Antonellis».

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