"Matteo era scrupoloso e rispettava la sicurezza"
Quando muoiono diventano tutti bravi, buoni e onesti. Ma nel caso di Matteo Armellini non è retorica. È testimonanza. Quelli che lo conoscevano lo sanno. E lo dicono. «Era una persona solare, sempre disponibile, con il sorriso sulle labbra. Una persona buona», spiega Vincenzo (nome di fantasia), un «rigger» che aveva lavorato con lui alcune volte. «Purtroppo - continua - ad andarsene sembra che siano sempre i migliori...». «Sono sconvolto, l'ho saputo alle quattro del mattino e non sono riuscito più a a dormire - racconta uno dei partner abituali della vittima, che chiede l'anonimato - Matteo era un ragazzo istruito. Aveva studiato e aveva lasciato l'università per fare l'operaio. Era fidanzato da poco con una ragazza bellissima ed era molto innamorato. Lavoravamo in coppia da sei-sette anni e io non sono andato con lui e gli altri a Reggio Calabria per puro caso. Eravamo un gruppo molto affiatato e conosco bene anche i due che sono rimasti feriti. Matteo non era un temerario, un avventato. Al contrario, lavorava con criterio, indossava sempre il caschetto e stava molto attento. Una persona che usava il cervello e, in più, era sempre pronto a dare una mano agli altri. Ora la lascio, sono distrutto e non mi va più di parlare...». Anche gli vicini di casa dipingono lo stesso ritratto. «Era un bravo ragazzo e amava la musica», ricorda una vicina dello stabile al quartiere Flaminio dove Matteo viveva fino a qualche tempo fa, prima di affittare l'abitazione per trasferirsi altrove. «Era figlio unico - riferisce una parente - non lo vedevo da un po' di tempo, ma lo ricordo come un giovane che amava la vita. È una tragedia enorme».