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Tartassato dai vigili il locale dei giudici

Vigili, un agente della Polizia di Roma capitale

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I vigili urbani più forti del Tribunale. E il locale sequestrato alla mala chiude in tempi record dopo aver respirato un po' d'aria di legalità. Così, l'arroganza dei funzionari della Municipale ha infranto il sogno di due giovani imprenditori della notte. Un sogno, come la società «Dream srl», in cui Daniele Laurito e Giuseppina Di Marzio hanno sperato quando si è presentata un'occasione d'oro offerta loro dalla Procura: gestire il locale dove avevano lavorato per anni come dipendenti. L'Etò, al civico 44 di via Galvani, era stato confiscato a gennaio del 2009 dalla magistratura al termine di un'inchiesta condatta dal pm De Falco. A ottobre i ragazzi riescono ad entrare in contatto con il custode giudiziario. Il Tribunale non ha i soldi per pagare l'affitto e rischia lo sfratto per un debito di 90mila euro con il proprietario delle mura. I ragazzi hanno i loro risparmi. Con un deposito cauzionale di 40mila euro sbloccano lo sfratto e firmano il contratto con il Tribunale, e a novembre iniziano a pagare l'affitto di 13.500 euro. Firmando il contratto, Daniele e Pina entrano in possesso della licenza di somministrazione e di un'autorizzazione permanente per il ballo ch ecomprende tutte le autorizzazioni sanitarie per poter aprire velocemente un locale del genere. Tutto certificato dal Tribunale. Non resta che volturare i permessi con l'intestazione della Dream Srl. Il locale si chiamerà MyClub. Si rivolgono allora a Paolo Gagliardi. Il suo nome è stato fatto in Procura nell'ambito dell'inchiesta «vigilopoli», partita con la denuncia dell'imprenditore Trasteverino Paolo Bernabei. Gagliardi è l'uomo delle semplificazioni, il supergeometra. Colui che riesce ad ottenere qualsiasi autorizzazione in tempi record. Un po' caro, ma efficace. Nel giro della movida lo conoscono tutti, anche loro. Si rivolsero a lui per ottenere una voltura che riguardava il Marilyn, un altro locale. Pagarono 5mila euro. Questa volta, però, le volture sono 5: Gagliardi chiede a Daniele 20mila euro. Troppi. I ragazzi decidono allora di servirsi di un tecnico consigliato loro dal stesso tribunale. Si chiama Scarpelli, conosce la storia dell'Etò fin da prima del sequestro. Scarpelli chiede 7mila euro e loro accettano. Il geometra inizia il tran tran burocratico tra gli uffici del Commercio di viale Trastevere della Municipale e quelli del Primo municipio. Ma qualcosa non va. Il geometra porta indietro solo brutte notizie. La prima delle quali è che tutte le licenze e i permessi del locale erano stati revocate durante la custodia giudiziaria. Il contratto firmato con il Tribunale è carta straccia.Va fatto tutto da capo e bisogna attendere il parere della commissione. Così ne approfittano per dare una rinfrescata al locale di 400 metri quadri. Spendono 50mila euro, oltre al puntuale salasso del secondo mese d'affitto. In questo periodo ricevono la visita dei vigili. Ci sono piccole irregolarità ma niente di preoccupante. Ma a fine dicembre, nonostante non abbiamo ancora volturato tutto, decidono di aprire la notte di Capodanno. È lo stesso curatore giudiziario a rassicurarli. Il Tribunale si aspetta anche un certo ritorno mediatico, la vittoria della legalità sull'illegalità. A fine gennaio il geometra riesce ad intestare 4 dei 5 permessi alla Dream Srl. Manca solo la licenza per il ballo, che gli uffici possono rilasciare solo dopo l'ispezione di un'apposita commissione. Ma per Daniele e Pina inizia il calvario. L'ispezione ritarda. Se resta aperto il locale è bersagliato dai controlli dei vigili urbani. Ma l'affitto galoppa e sono costretti a rischiare. Qualche sabato sera aprono. Iniziano a piovere verbali: «Faretti difformi, catenelle, perfino l'insegna esterna che avevamo ridotto rispetto a quella già esistente dell'Etò». Alla fine collezionano 7 contravvenzioni e una denuncia in Procura per abusivismo commerciale. Intanto passano settimane, durante le quali il geometra descrive il muro di gomma che trova in municipio e negli uffici tecnici della Municipale. Ogni spiegazione sui ritardi della commissione rimbalza da una scrivania ad un'altra. I ragazzi perdono fiducia nel tecnico. Si recano di persona negli uffici dove, tra faldoni dimenticati e documenti scomparsi, sembra che le mille scuse dei funzionari siano piuttosto un modo per allungare apposta le pratiche. Oppure, ragiona Daniele «per convincerci ad affidare la pratica ad un altro tecnico». «Più volte - racconta - ci hanno consigliato di lasciare perdere Scarpelli. Puntavano a screditare il suo lavoro». Risultato, nessuno della commissione si fa vivo per due mesi. Poi, il 31 marzo, una squadra di vigili del fuoco, vigili urbani, funzionari della Asl arrivano per l'ispezione. Tutto ok, compresa la «prevenzione incendio», autorizzazione indispensabile per un locale da ballo. Un permesso già presente anche nelle carte inserite dal Tribunale nel contratto di cessione ai ragazzi della licenza confiscata. Il giorno seguente Pina e Daniele si recano negli uffici municipali per ritirare la nuova licenza: li aspetta l'ennesima brutta notizia. Inspiegabilmente i vigili del fuoco avevano revocato l'autorizzazione antincendio. La licenza viene strappata davanti ai loro occhi e torna ad alzarsi il muro di gomma. «Solo dopo un'istanza del nostro avvocato gli inquirenti intimarono ai funzionari di ascoltare le nostre ragioni». Vengono ricevuti a settembre, un anno dopo l'inizio della loro brutta avventura. Ma il MyClub, ormai, era finito sul lastrico.

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