Odissea affitti. «Paghi in nero o lasci la casa»
Questononostante, nel settore, da giugno le cose siano cambiate: il decreto 23/2011, la cedolare secca, ha introdotto infatti la possibilità che siano gli stessi affittuari irregolari – quando il proprietario ritarda oppure non intende farlo - a registrare il contratto, pagando un mensile fino a all'80 percento inferiore al precedente. Un affare per i locatari, che oltre allo sconto contribuiscono a svelare il sommerso, un incubo per i titolari dell'immobile, che quando non trovano la scappatoia «legale» passano ai fatti. Minacce, distacco delle utenze, danneggiamento di caldaie e termosifoni, offerte di buonuscita, fino allo «sfratto forzato» : lo scorso mese l'avvocato Adolfo Rosa, che cura le pratiche relative al dl 23 per conto dell'Unione Inquilini Roma, ha seguito due casi limite. Il primo riguarda una studentessa residente da due anni in zona Tiburtina. Ottenuta la registrazione del contratto, dunque il pagamento di un canone nettamente più basso, si è allontanata da Roma per trascorrere due giorni a Bologna. Qui, riceve la telefonata del proprietario, il quale la informa che – al ritorno – avrebbe trovato le sue cose fuori dalla porta. Così è stato. Solo grazie all'intervento degli uomini del commissariato di San Basilio, in contatto con la Finanza, la ragazza ha potuto riprendere possesso della sua abitazione, come sancito anche da un provvedimento d'urgenza del Tribunale di Roma. Grottesca la seconda storia, del 24 febbraio. Siamo nella zona Est di Roma, l'inquilina è una donna di mezza età che, come la precedente, dopo essersi rivolta all'Unione Inquilini ha regolarizzato la sua posizione. Il proprietario non la manda giù, la minaccia al punto che lei, per sicurezza, informa i carabinieri di Settecamini delle intimidazioni ricevute. La donna lavora come lavapiatti in un ristorante, finisce il turno tardi anche quella notte, quando trova titolare dell'appartamento e famiglia, in totale 6 persone, ad attenderla a casa, svuotata delle sue cose. Con loro, giunti appositamente da Caserta, avevano portato anche abiti, creme da barba, profumi. Insomma i proprietari hanno occupato il loro stesso domicilio per dimostrare, al momento dei controlli, di esserne gli inquilini. Chiamati i carabinieri, questi fanno resistenza e alla fine i militari optano per il fermo, tre di loro sono stati poi rinviati a giudizio con l'accusa di violazione di domicilio. «Questi sono casi limite, ma in generale i proprietari non la prendono bene - spiega Massimo Pasquini, segretario dell'Unione Inquilini – per fortuna però il clima anti-evasori di questi mesi ha fatto sì che sia la controparte a muoversi». L'associazione, da ottobre ad oggi, ha istruito circa 1.000 pratiche, tutte concluse a favore di altrettanti affittuari, per lo più studenti: «Tra luglio e ottobre – conclude Pasquini - all'Agenzia delle Entrate sono entrati circa 500mila euro in più».