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Basta il marchio Bernabei per far scattare i controlli

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Quandogli otto autisti della ditta lasciano il magazzino di via Giacomo Bove, a Testaccio, sanno già cosa, anzi chi, li aspetta fuori. I vigili dallo scorso giugno, da quando insomma Bernabei si è deciso a parlare, non danno tregua. Ogni giorno due o tre controlli. Le contravvenzioni si contano sulle dita di una mano. Ma quelle poche elevate - tutto agli atti della municipale - sfiorano l'assurdo. Gomme usurate. Divieto di scarico in orari in realtà consentiti. Specchietto non a norma. È il caso di Diego, fermo al semaforo rosso in sella al motorino col logo della ditta: «Mi hanno fatto accostare dicendomi che oltrepassavo la linea bianca», racconta. Dai controlli nulla di irregolare, ma il verbale scatta comunque: sul documento si legge che lo specchietto destro era «pericolante», sprovvisto di alcune viti. Diego torna in azienda con la multa. Li puntano, dice Orlando, romano di 63 anni prima autista di un'altra ditta che opera nello stesso settore: «È una persecuzione, io faccio questo lavoro da tanto ma un accanimento così non l'avevo mai visto. Quando non trovano nulla che non va, si mettono a sindacare sulla merce anche se solo carabinieri o finanza potrebbero farlo». È successo pochi mesi fa, sul Lungotevere: lui, che viaggia col camion vista la mole di merce, l'ha dovuto scaricare tutto - fusti da oltre 40 chili - mentre i vigili annotavano di volta in volta se il peso corrispondeva a quanto riportato sulla fattura: «Ho invaso la carreggiata e mi sono spaccato la schiena». Verbale di oltre 300 euro, decurtati i punti sulla patente «e mi hanno bloccato lì dicendomi che se avessi proseguito sarei andato sul penale». Occhio di riguardo anche per gli stranieri: a loro si chiedono patente, libretto e anche il permesso di soggiorno: «È lo stesso vigile, ormai mi conosce, ma continua a chiederlo», conclude Willy.Er. De.

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