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Al San Camillo ricoveri in corridoio per sfollare il pronto soccorso

Roma, l'ospedale San Camillo (foto Gmt)

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Un estintore al posto dell'ossigeno, sopra la testa di un malato ricoverato in corridoio, senza bagno, e senza campanello, obbligatorio in ospedale. E la privacy protetta, si fa per dire, solo da un separè. È la foto scattata nella terza unità operativa di Malattie polmonari diretta dal prof. Giovanni Puglisi nel padiglione Marchiafava al San Camillo Forlanini. «È un solo letto e per un'emergenza» commenta così la foto il primario che fa capire: «meglio così che per terra».   La foto scattata ieri mattina documenta come si vive negli ospedali romani ai tempi del piano di rientro dal buco sanitario. È una delle tante che girano in questi giorni nei nosocomi romani, dopo quella del malato a terra sul materasso al pronto soccorso. E quando si deve tirare la cinghia per non affondare con chi te la puoi prendere? Ieri mattina il sit-in degli infermieri del Nursind. Con le foto dei ricoveri in corridoio, che per il Nursind «vanno avanti da mesi», come il «caos nei pronto soccorso». Eppure «ci voleva una foto-choc perché andasse alla ribalta». Tutti i corridoi sarebbero pieni di letti al San Camillo Forlanini. A Gastroenterologia, nel padiglione Bassi, ieri mattina ce n'erano altri due. Come mai? «Non è stato ancora aperto il nuovo reparto che doveva alleggerire il pronto soccorso - dicono i medici - volevano rubarci gli infermieri e i sindacati si sono opposti». «Peccato non sia vero - ribatte il direttore generale Aldo Morrone - con Cgil, Cisl, Uil e Fials c'è l'accordo per un reparto ad intensità di cure infermieristiche, che riconosca la dignità del laureato in Scienze infermieristiche, con nuove assunzioni, 12. Qualche sindacato fa propaganda». Ma per gli infermieri del Nursind il ricovero in corridoio è «una prassi», che «va avanti da mesi». «E lo scrivono pure nella cartella clinica - dice Marco Lelli delegato aziendale Nursind - come fosse un consenso». Il paziente non ha scelta. «O torna a casa e si dimette da solo - dice - o accetta e finisce in corridoio». «Gli ottimizzatori, cioè il personale incaricato di trovare i posti letto, chiedono ai vari reparti "quanti corridoi hai?". E quando si liberano i letti restano lì. Il corridoio è parte integrante della dotazione ufficiale dei posti letto». Per questo il 29 agosto Lelli ha «inviato un fax ai Nas dei carabinieri». Il dg Morrone però spiega che «i malati del pronto soccorso non possono essere messi in corridoio. A volte ci sono necessità momentanee - dice - del resto il numero dei letti non può superare quello previsto dalla dotazione del decreto 80 della presidente Polverini, che ha asssegnato 47 posti in più».   Il direttore del dipartimento di Malattie polmonari Puglisi premette che «non si possono scaricare le colpe» però, aggiunge, «qualche medico di territorio è leggero nel dirottare pazienti al pronto soccorso che potrebbero essere aiutati con un antibiotico per la tosse. E ha inciso la riduzione delle cliniche dove inviare i pazienti dopo la fase acuta. E c'è impossibilità di accogliere i pazienti fuori regione che ambiscono i nostri reparti di eccellenza, come quello per le fibrosi polmonari».

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