Colpi in banca armati di mazze
Incastrati dalle telecamere Arrestati due giovani. Accusati di nove razzie. Bottino: 50 mila euro
Minacciavanoil cassiere e razziavano. Era il loro modus operandi. L'altro ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci li hanno arrestati, incastrati dalle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza installate all'interno degli istituti di credito. Si tratta di due pregiudicati, di 21 e 24 anni. Uno residente a Centocelle, l'altro senza fissa dimora. Il primo era già agli arresti domiciliari, il secondo ha ricevuto in carcere l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini di Roma, su richiesta del pm Francesco Minisci. Nove i colpi ricostruiti dai militari, da gennaio ad aprile dello scorso anno, nelle zone di Ostia, Eur e Trastevere. Alcuni sarebbero stati messi a segno in coppia, in altri avrebbe agito uno soltanto. Ma è probabile che le rapine siano state di più. Il bottino totale ammonta a circa 50 mila euro, cifra raggiunta sommando le piccole somme - di circa 5 mila euro circa - sottratte a ogni rapina. In alcuni giorni la coppia si sarebbe data molto da fare. Una volta avrebbero rapinato tre volte. Gli obiettivi: Banca Popolare di Milano in via Caravaggio, Banco di Brescia di via Martini, Cassa di Risparmio di Civitavecchia in via Trigoria e Cassa di Risparmio di Firenze (piazza Ponte Lungo e via Ostiense). E ancora: in via Baldovinetti, Casetta Mattei, via Acilia e via Giordani. Gli investigatori del colonnello Lorenzo Sabatino hanno verificato anche un altro dettaglio. I due raggiungevano l'istituto sempre a bordo di un motorino rubato, chiaramente lo stesso usato anche per la fuga, che in seguito veniva ritrovato bruciato in altra zona, distrutto dai rapinatori nel tentativo di non toccare le superfici, e segnarle con le loro impronte digitali. Infatti, i due erano attenti a non lasciarle. Entravano in banca con la mazza di legno sotto al braccio per superare l'ingresso senza allarmare il sistema che rileva oggetti metallici, pistole. Col volto nascosto da un cappellino con visiera, piombavano sulla cassa, arraffavano il denaro e fuggivano. Unica traccia era quella registrata dalle telecamere. Durante le razzie non ci sono stati ferimenti di impiegati di banca o clienti presenti. Il lavoro dei carabinieri non è stato facile. In alcuni casi, l'obiettivo è riuscito a riprendere una porzione del volto. Arrivare all'identificazione, però, è stato possibile ricostruendo i tratti del viso attraverso i dati antropometrici messi a confronto con le foto segnaletiche dei pregiudicati nell'archivio delle forze dell'ordine, dove in passato i due erano stati inseriti dopo il fermo per altri eventi delittuosi. Ricevuta la notifica dell'ordinanza, i due non sono apparsi sorpresi. Nonostante la giovane età sono balordi incalliti. Sul loro conto, gli accertamenti dei militari non sono finiti. Sono in corso altre verifiche, in altri istituti bancari per capire se ci sono tratte della loro incursione.