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L'omertà dei commercianti e l'allarme di Sos Impresa

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Evidentementescossi da questa inchiesta che sta facendo tremare il corpo della Polizia municipale, rifiutano l'idea che ci siano episodi di taglieggiamento ai danni della categoria. Solo Sos Impresa, l'associazione che si occupa di legalità legata alla Confesercenti, ammette di aver avuto associati del centro storico che raccontano di estorsioni da parte dei vigili urbani e snocciola dati a dir poco preoccupanti. Sarebbero cinquemila, a detta dell'associazione, i commercianti taglieggiati in tutta la città, una percentuale dei quali riceve estorsioni proprio dai vigili urbani. Ma quando si tratta di fare nomi, la risposta è che non ci sono perché «questi racconti non finiscono mai con una denuncia». Eppure Bianca La Rocca, capo ufficio stampa di Sos Impresa parla addirittura di un «modus operandi» frequente da parte dei vigili che uscirebbe fuori dalle testimonianze dei commercianti, che sarebbe quello di «arrivare, contestare un'irregolarità più o meno reale, poi, per chiudere un occhio, chiedere all'esercente di pagare tra i 500 e i 1.000 euro». Prezzo e tariffario che varierebbe secondo la contestazione effettuata. Ma ancora una volta quando si tratta di denunciare, il muro di omertà si alza. «Stiamo facendo una battaglia per denunciare l'illegalità anche grazie al nostro sportello – continua La Rocca – ma l'omertà è dura da combattere». Per un'associazione che ammette episodi di taglieggiamento, un'altra che sembra rifiutare anche solo l'idea. Giuseppe Roscioli, presidente della Confcommercio Roma, è quasi infastidito dalle domande dei giornalisti sull'inchiesta che la cronaca sta raccontando ogni giorno. «Non ne sapevamo nulla, è una cosa che non ci riguarda», la sua risposta immediata. Poi, incalzato dalle domande che proseguono a raffica a margine di un incontro pubblico, si lascia un po' più andare dicendo che «questi sono solo rapporti tra privati e persone fisiche. Io non ne so niente e nessuno dei commercianti è venuto a denunciare qualcosa a noi». Roscioli dice di non conoscere l'imprenditore Bernabei e di non aver alcun rapporto con lui. Poi, piuttosto seccato, conclude: «Se c'è un'inchiesta in corso vada avanti e si accertino le responsabilità di chi ha commesso reati. Spero si faccia luce su questa vicenda». Stessa linea di Nazzareno Sacchi, presidente della Fipe-Confcommercio, che taglia corto: «Non abbiamo avuto segnalazioni di episodi di taglieggiamento». Non meno stupito di quello che sta accadendo è Valter Giammaria, presidente della Confesercenti provinciale: «Fino ad ora non abbiamo avuto segnalazioni di episodi del genere ma stiamo verificando in maniera più approfondita», la sua risposta. La distanza che da questa storia vogliono prendere le due più importanti associazioni di categoria, è evidente. Ed è anche comprensibile visto che se dovessero effettivamente emergere storie di taglieggiamenti subiti da commercianti ed esercenti della capitale, disposti a mettere nome e cognome in calce alle loro testimonianze, sarebbe difficile immaginare che nessuna associazione di categoria ne sapesse niente. Oppure il muro di omertà è talmente alto che non ci si fida neanche di chi, come associazione, è chiamato a difendere i tuoi interessi. Possibile certo, ma allora la cosa sarebbe ancora più preoccupante. Damiana Verucci

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