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Livia Azzariti, medico e conduttrice tv, fa i turni nel pool dei 55 medici di famiglia che si alternano nello studio associato di piazza Istria 2.

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Ea Natale, Pasqua, Ferragosto e Santo Stefano. Da febbraio 2010 a oggi, sono stati trattati l'equivalente di «6mila codici bianchi» dice Fabio D'Andrea, presidente di Romamed, cooperativa di medici di medicina generale che ha messo in piedi l'ambulatorio. «Dal lunedì al venerdì è un normale studio medico (8-20)» ricorda Salvatore D'Angelo, uno dei medici associati, (il suo studio invece è in via Taro 3). Ma nel week-end e nei festivi un piccolo pronto soccorso «con la presenza di un medico e di un infermiere per i casi meno urgenti» i codici bianchi che finiscono per diventare verdi, escamotage per dribblare il ticket in ospedale. Il pronto soccorso di quartiere è il pallino della Fimmg, che vuole clonarlio. «Ci hanno dato dei pazzi quando lo abbiamo proposto e realizzato a piazza Istria a febbraio 2010 - racconta Pierluigi Bartoletti segretario Fimmg di Roma e Lazio -. Lo abbiamo messo sù con un autofinanziamento dando in mano il pacchetto alla Asl». C'è un'altra struttura pronta a viale Alessandrino. «Stiamo aspettando il via libera della Asl RmB» annuncia Bartoletti. «Stiamo continuando a spingere per allargare la rete - continua Bartoletti -. La Regione è sensibile a questo tema e ha dato segnali di apertura, si sta cercando di mettere a ruolo questo esperimento». La formula è quella di aggregare tanti medici di famiglia per non pesare sull'attività quotidiana senza impoverire il quartiere. «Mantenere la medicina generale e centralizzare la diagnostica più complessa, dando un riferimento sicuro anche il sabato, la domenica e i festivi». Piazza Istria costa 140 mila euro l'anno. Clonare l'esperimento per 4 distretti in 7 Asl costerebbe 4 milioni. «Meno di 1,35 euro a cittadino l'anno - commenta il segretario Fimmg -, un solo litro di benzina costa di più». Niente a confronto dei costi di un codice verde. «Per uno solo si spendono 200 euro con le prestazioni». Ecco perché in una lettera a Balduzzi il presidente Romamed, Fabio D'Andrea, ha contestato l'affermazione del ministro che aveva detto che non c'era alternativa territoriale ai pronto soccorso.

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