Superpoteri per il personale Arriva il sindaco stile Marchionne

Tra i superpoteri previsti per il sindaco dal secondo decreto attuativo di Roma Capitale ci sono anche quelli sindacali. A prevederli è l'articolo 11 recante disposizioni in materia di organizzazione e personale che. se approvato nel testo attualmente all'esame della commissione, farebbe di Alemanno una sorta di Marchionne degli enti locali. Lunedì a Palazzo Vidoni è prevista proprio una riunione tra il ministro Patroni Griffi e il gruppo ristretto della commissione bicamerale costituito dai relatori Causi (Pd) e Leo (Pdl) e dai parlamentari Simonetti (Lega), D'Ubaldo (Pd), Lanzillotta (Api) e Bellisario (IdV). L'articolo 11 al terzo comma garantisce a Roma Capitale di poter autodisciplinare la «definizione del fabbisogno di personale» e la «dotazione organica». Il comma 2 disciplinando la potestà regolamentare del personale, specifica che essa deve avvenire «nel rispetto dei principi contenuti nel decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165» e «tenendo conto di quanto demandato alla contrattazione collettiva nazionale». Alcuni esperti fanno però presente che la regolamentazione di Roma non dovrebbe estendersi fino all'ambito contrattuale se non nei limiti consentiti dal rapporto legge-contratto definito dalla normativa Brunetta. Il comma 2 prevederebbe così una lettura estensiva della potestà regolamentare di Roma Capitale che potrebbe considerare il contratto collettivo come una semplice indicazione, dando ai dipendenti pubblici capitolini un trattamento diverso dagli altri enti locali. Se così fosse il sindacato ne uscirebbe molto ridimensionato. Il riferimento ai principi del testo unico sul lavoro pubblico pone il problema della possibilità e della relativa ampiezza che la regolamentazione di Roma Capitale si discosti da quella prevista dalla normativa nella quale rientrano tutte le disposizioni su performance, valutazione e disciplina. La conformità di questa norma al quadro generale e alle direttrici di efficientamento della Pa verrà verificata in commissione. Nel frattempo non manca chi è perplesso. Tra questi l'assessore al Personale della Provincia Serena Visintin: «Bisogna chiarire cosa prevede l'articolo 11. Così sembra che il sindaco può seguire il contratto nazionale senza esserne vincolato. È una facoltà che tutti gli altri enti locali non hanno. Il sindaco può scegliere e trattare al di fuori del contratto. Non è una sfumatura, ma sostanza. Bisogna capire per quale ragione o intenzione è stato inserito l'articolo 11». «Così com'è - spiega la Visintin - la norma si applica solo a Roma Capitale. Ma che senso ha la delimitazione? Buon senso impone di estendere la normativa all'intero comparto metropolitano. Se serve a migliorare la produttività e le condizioni contrattuali ben venga. Se però la ratio è diversa e tutto fosse finalizzato a dilatare, legittimandoli, modelli arbitrari in un certo senso "fatti in casa", allora sarebbe meglio cancellare tutto. Alemanno ha fatto tutto da solo. Non va bene. Occorre una verifica molto chiara e precisa, non si può usare un sotterfugio per una riforma tanto delicata».