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Al San Camillo sequestrate migliaia di cartelle

I Nas

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Una montagna di cartelle cliniche sono state acquisite all'ospedale San Camillo. I carabinieri del Nas sono tornati nella struttura sanitaria per raccogliere la documentazione degli ultimi sei mesi. Dopo due settimane dal primo intervento, i militari, diretti dal comandante Marco Datti, si sono presentati nuovamente nel nosocomio di via Gianicolense per verificare il numero di accessi al pronto soccorso dove alcuni giorni fa furono documentate le scene di pazienti curati sui materassi. Non solo. L'attività investigativa del Nas dovrà inoltre accertare quali siano gli iter seguiti una volta che i malati arrivavano al pronto soccorso, se cioè venivano destinati nei reparti adeguati per essere curati e se quindi sono stati effettuati ricoveri appropriati alle esigenze del paziente. Si tratta di «un'imponente documentazione» che sarà esaminata nei prossimi giorni dai militari, che dovranno anche ascoltare altri dirigenti degli ospedali romani sui quali ha puntato l'attenzione la procura di Roma che sta indagando sui disservizi nei reparti di emergenza di tutta la città. Tra le carte acquisite, ci sono molte cartelle cliniche di anziani che si sono presentati al Dipartimento emergenza e accettazione: si parla di centinaia e centinaia di pazienti. All'esame dei carabinieri la destinazione degli anziani, cioè se sono stati poi trasferiti in centri specializzati o meno. E tra gli altri controlli che dovranno eseguire gli investigatori, anche quello di capire se questi centri funzionino. C'è anche un altro aspetto che l'indagine dovrà chiarire: gli accessi erano conformi ai requisiti richiesti? Il lavoro del procuratore aggiunto Leonardo Frisani e dei pm Rosalia Affinito ed Elisabetta Ceniccola sarà quindi lungo e di certo non terminerà con l'acquisizione della documentazione all'ospedale San Camillo. La procura ha infatti esteso gli accertamenti a tutti i pronto soccorso della Capitale, compreso alla struttura sanitaria più grande d'Europa: il Policlinico Umberto I. Qui alcuni giorni fa è venuto alla luce il caso della donna malata di Alzheimer tenuta quattro giorni al pronto soccorso legata su una barella. Per questo episodio sono stati sospesi per tre mesi due dirigenti del Dea, Claudio Modini e Giuliano Bertazzoni, dalla direzione generale. Una scelta che comunque è stata criticata non solo dagli stessi medici e infermieri che lavorano nell'ospedale, ma anche dall'Ordine dei medici di Roma che ieri ha incontrato il direttore generale del San Camillo, Aldo Morrone. «Sono stati semplicemente individuati come capri espiatori - ha detto Roberto Lala, presidente dell'Ordine - esprimiamo loro comprensione e solidarietà e come Ordine prenderemo ogni necessaria iniziativa di tutela». Poi sono arrivati i complimenti per quanto riguarda la struttura di via Gianicolense, dove, secondo l'Ordine, non esiste alcun degrado. Anzi. «Non abbiamo riscontrato lacune organizzative, di accoglienza o di professionalità nei vari livelli di competenza - sottolinea Lala - e negli ambienti è assente qualsiasi forma di degrado. Anche la tutela della dignità dei pazienti ci è apparsa assicurata. Il Dea del San Camillo può rappresentare un modello di efficienza e potenzialità anche per altre strutture». Le ispezioni del Nas, comunque, sono mirate anche ad accertare se negli ultimi anni ci siano state irregolarità nelle commesse esterne assegnate dagli ospedali e se quindi anche i bilanci siano in regola. Nel mirino, tra gli altri, il servizio lavanderia, le mense, fino alla sorveglianza dei nosocomi. Il prossimo «blitz» dei carabinieri sarà effettuato anche nel pronto soccorso di Tor Vergata. Al centro dell'inchiesta, anche l'analisi dei finanziamenti e la ripartizione del denaro pubblico.

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