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Pesciarelli citato per danni

Il giornalista Andrea Pesciarelli

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Diventa un giallo la morte del giornalista del Tg5 Andrea Pesciarelli, 47 anni, schiantosi in motorino contro un albero sul Lungotevere delle Armi, la notte dell'8 ottobre scorso. Ora, per assurdo, è chiamato a risarcire i danni. Di che cosa? Dei colpi che avrebbe subito l'auto, la Nissan Micra grigia, con la quale il suo Beverly bianco sarebbe entrato tragicamente in contatto. Chi farebbe la richiesta?In teoria, sarebbe l'unica indagata di questa strana e dolorosa vicenda, la romana di 29 anni che era al volante della vettura, accusata di omicidio colposo e omissione di soccorso del professionista, ipotesi di reato che vorrebbe smontare. Il colpo di scena della storia è rappresentato da una lettera del 9 febbraio inviata dall'assicurazione di Pesciarelli (Helvetia) al suo indirizzo. Il testo:«Comunichiamo che abbiamo ricevuto richiesta di risarcimento per un sinistro avvenuto l'8 ottobre 2011 in Roma tra il veicolo targato... e veicolo Piaggio di sua proprietà». Curioso. La compagnia assicurativa dell'indagata (Unipol) avrebbe chiesto il conto per l'incidente subito. Quale? Dopo la tragedia, due ragazzi riferirono di aver visto sul posto una donna bionda con una Nissan Micra grigia. La Municipale lanciò un appello di ricerca testimoni. E quattro giorni dopo il fatto l'automobilista si presentò negli uffici dei vigili raccontando quello che secondo lei era accaduto. Verificati danni e tracce di vernice sulle carrozzerie di Nissan e Beverly, i carabinieri dei Ris stabilirono che erano «astrattamente compatibili» con un urto tra lo scooter di Andrea Pesciarelli e l'auto della romana indagata. Se c'è una richiesta di risarcimenti, allora la ragazza ha denunciato l'incidente? Se lo chiede l'avvocato Roberto Ruggeri, legale della famiglia Pesciarelli, che il 22 febbraio ha scritto al pm Sereni. «La indicata documentazione appare sconcertante perché sembrerebbe che, contestualmente all'incidente mortale, un "qualcuno/a" possa aver fatto una denuncia di sinistro che, alla luce di quanto accertato successivamente dalla magistrarura troverebbe giustificazione in una eventuale ipotesi di "depistaggio" che atteso l'impegno investigativo - riflette l'avvocato - potrebbe rivelarsi un " espediente " che comporterebbe eventuali responsabilità penalmente rilevanti. Le valutazioni sono demandate alla S.V. a prescindere da quanto in ipotesi affermato. Purtuttavia - aggiunge - si stigmatizza la "stranezza" di quanto evidenziato e l'esigenza di una risposta logicamente accettabile a fronte di una richiesta di risarcimento per un incidente che si dice a verbale "non aver provocato"». Per cui l'istanza «affinché si proceda al sequestro di quanto inerente alla "denuncia" in questione come da lettera dell'8.02.12». Il difensore dell'indagata, l'avvocato Francesco Compagna, smorza i toni. «Probabilmente si è trattato di un errore da parte dell'assicurazione. Io stesso - dice - a dicembre ho inviato una lettera all'Unipol per informare che la mia assistita, loro assicurata, era stata coinvolta in un procedimento penale. Peraltro, in questi casi è obbligatorio informare la propria compagnia assicurativa. Quindi credo sia stata una comunicazione partita in automatico. Nessuno ha fatto richiesta di risarcimento danni».

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