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Parente assassino per un bimbo conteso

Omicidio in via Via Montpellier (Foto Gmt)

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Ucciso per un bimbo conteso di 10 mesi. Parenti contro parenti. E forse poteva essere una strage. Ieri pomeriggio, in zona Montespaccato, alle 14, doveva esserci il chiarimento tra le famiglie dei genitori separati - Gioia Zioni e Marco Lo Pinto - diventati madre e padre a 18 anni e poi divisi dall'impazienza della giovinezza. In tutto sette persone. Invece è diventata una lite e poi un delitto, il sesto a Roma dall'inizio dell'anno. Vittima Marco Zioni, 37 anni, cugino della mamma del piccolo. È stato raggiunto al petto da un colpo di pistola semiautomatica esploso forse da un amico del clan Lo Pinto, del papà presente al fatto. Sarebbe stato lui ad arrivare sul posto insieme col cugino a bordo della Smart grigia rimasta parcheggiata con un vetro forato dal proiettile. Dopo il colpo, Zioni è stato caricato dai parenti sull'auto, aiutati dal meccanico, ed è stato portato al policlinico Gemelli. È stata una corsa contro il tempo, contro la morte. I medici hanno tentato il tutto per tutto. Ma la ferita al torace ha causato la tragedia: poco dopo il 37enne non ce l'ha fatta. Chi ha sparato e chi ha assistito al ferimento è scappato su due vetture, una Mercedes nera e una Fiat 500 rossa, ricercate dai carabinieri. All'appello mancano il padre Marco Lo Pinto, il nonno e due loro amici. Gli investigatori della sezione Rilievi del Nucleo investigativo hanno setacciato la zona dell'omicidio. A terra hanno trovato due cartucce inesplose, espulse dall'arma del delitto che evidentemente si era inceppata. E hanno eseguito rilievi fuori e dentro la Smart, sul vetro lato guida infranto dall'ogiva dopo aver attraversato il posto del guidatore senza fare danni: il finestrino infatti era abbassato. Sembra che anche gli Zioni fossero armati e c'è il sospetto che i colpi rinvenuti appartenessero all'arma che uno di loro avrebbe portato all'appuntamento.   I carabinieri della Compagnia Trastevere, coordinati dal Gruppo Roma del colonnello Giuseppe La Gala, hanno ricostruito in fretta la storia. Pare che il giovane papà non riuscisse con facilità a vedere il figlioletto. E ieri all'indirizzo della mamma, a Primavalle, era arrivata la lettera del suo avvocato che invitava la giovane a evitare comportamenti scorretti e a permettere all'ex marito di vedere il proprio figlio. Sarebbe stato questo il motivo del chiarimento tra gli adulti delle due famiglie. L'appuntamento ieri alle 14, a Montespaccato, zona dove abita il papà. All'inizio sembra un faccia a faccia tranquillo. Però gli animi si scaldano. Sarebbero scese in strada anche due donne dei Lo Pinto. Volano parole grosse, quindi qualche schiaffo e alla fine qualcuno estrae la pistola e spara il colpo mortale. Poi la fuga. L'arma non è stata ancora trovata. Ieri sera i militari hanno radunato in caserma i parenti dei due clan. Uno per uno li hanno ascoltati fino a tardi. Sostituto procuratore Elisabetta Ceniccola e investigatori li hanno messi sotto torchio. Hanno verbalizzato le loro versioni e le hanno messe a confronto per verificare se reggono e non scricchiolano, se qualcuno si è contraddetto oppure ha cozzato con la ricostruzione dei fatti riferita da qualcun altro. Subito dopo l'omicidio si era pensato che potesse trattarsi del seguito di sangue del caso di Mario Maida, il meccanico di Torrevecchia ucciso il 7 febbraio scorso dal killer che lo aspettava in cima alla rampa del suo garage. Come Zioni, anche Maida è stato protagonista di una faida familiare. Nel dicembre 2005, a Casal del Marmo, uccise il nipote Andrea Bennato. Maida fu arrestato, condannato a dodici anni di reclusione, ridotti in Appello a undici. Prima dell'agguato, col suo avvocato il meccanico aveva imbastito una revisione del processo, preparandosi a dimostrare che non era stata la sua pistola a uccidere il nipote.

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