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La Corte dei conti: è la burocrazia il male incurabile della sanità

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Una«stratificazione di apparati che hanno stravolto il quadro d'insieme, fino all'attuale crisi», spiega il procuratore regionale della sezione giurisdizionale del Lazio della Corte dei Conti Angelo Raffaele De Dominicis nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. De Dominicis parla di «gravissimi fatti illeciti riscontrati nel 2011 nel settore della spesa sanitaria» e punta l'indice, in particolare, sui soldi serviti a pagare prestazioni nelle strutture convenzionate». Due gli esempi emblematici: la casa di cura San Raffaele di Velletri e il 118. In ambedue i casi gli sprechi sono evidenti e sono all'origine della lievitazione della spesa. Basta pensare che il deficit annuo della sanità laziale tocca il miliardo e cento milioni (era di uno e 700 prima della Polverini) e che «oltre il 68% dell'intero debito nazionale è costituito dal disavanzo accumulato da due regioni: Lazio e Campania». «È ragionevole ritenere che il dissesto della spesa sanitaria non sia dipeso soltanto dalla mala gestio ospedaliera e da comportamenti fraudolenti, ma da un complesso di fattori degenerativi e dall'appesantimento burocratico delle Asl - riflette De Dominicis - Già nella relazione dell'anno scorso venne evidenziato lo spreco di denaro pubblico e le vere e proprie truffe nel settore riabilitativo delle prestazioni sanitarie. Oltre agli illeciti riscontrati nelle convenzioni con le case di cura del gruppo San Raffaele s.p.a., le inchieste in corso hanno segnalato danni ingentissimi al Servizio sanitario nazionale», continua il procuratore. Dalle indagine dei Nas dei carabinieri sulla S. Raffaele di Cassino, poi, è venuto fuori che la clinica «ha percepito pagamenti che hanno sforato il budget regionale» e nel periodo 2007-2009 «il danno erariale è stato di circa 85 milioni di euro». Risultato non solo della «violazione sistematica delle convenzioni sanitarie» ma soprattutto dell'«omissione di controllo sulla conformità e sulla regolarità delle prestazioni poste a rimborso». Un altro caso, definito «grottesco» è quello dell'Ares 118: «Le ambulanze non venivano utilizzate per carenza di barelle, sicchè, mentre le barelle fungevano da lettighe» nei pronto soccorso, «si stipulavano convenzioni con enti privati» con «procedure anomale e palese danno erariale».

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