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Il tamtam

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Èquesto il timore, che la scia di sangue non si fermi, dopo l'omicidio di Marco Zioni, ucciso nel primo pomeriggio di martedì grasso durante una spedizione di "pace" a via Montpellier, poco distante dalla casa dove si sarebbero dovuti incontrare i parenti dei due giovani genitori del bimbo conteso. «Marco ha lasciato una vedova e due figli orfani, alla sua famiglia potrebbe non bastare che sia fatta giustizia per rassegnarsi alla perdita del congiunto» è questo il tamtam delle voci. E non solo a Montespaccato, il quartiere a nordovest tra Torrevecchia e Quartaccio dove in un pugno di strade, tra via Montpellier via Cornelia e via Gattinara vivrebbero parenti e amici delle famiglie. E forse anche la sorella della vittima che l'altro ieri pomeriggio era andata a riprendere i bambini a scuola e non sapeva cosa fosse successo. Anche a Primavalle, dove vive la famiglia Zioni, molto conosciuta, si teme che si possa tornare a sparare. In via Pasquale II, davanti al mercato di Primavalle, c'è il negozio di alimenti per culturisti di Marco Zioni. Teme che l'odio attiri altro odio anche padre Antonio, della Congregazione dei figli di Santa Maria Immacolata, parroco della chiesa di Santa Maria Ianua Coeli a via Cornelia, la parrocchia di un quartiere con 40mila abitanti, molti provenienti da altre regioni e tanti stranieri. L'oratorio confina con la scena del crimine, via Guido Montpellier, teatro della mattanza. Ma padre Antonio non conosce le famiglie, alcuni membri abiterebbero proprio nel palazzetto verde accanto al meccanico, davanti al quale si è consumata la mattanza. Lui, sardo, è arrivato a Montespacato da Vicenza una settimana prima di Natale e si è fatto raccontare tutto da padre Angelo che ha 87 anni ed è qui da una vita. «Andrò a trovare le famiglie, padre Angelo mi ha detto cosa è successo - conferma il parroco - si uccide per un nonnulla, manca il senso del rispetto di tutto e per l'altro, così l'odio cresce, e la morte crea morte, bisogna cercare subito il perdono, bisogna subito spezzare la catena di odio». G. M. Col.

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