Mario Pescante si dimette da vicepresidente del Cio
A creare imbarazzo i tempi della decisione di Monti
Sichiude così l'esperienza di Mario Pescante alla vicepresidenza del Cio. Pescante lascia e ha poca voglia di scherzare: «Il 2060 e non è una battuta. Dal 2020 si rincorreranno tanti centenari: nel '24 Parigi, nel '28 Anversa, poi arriverà Berlino, poi gli Usa e l'Africa. Nel 2060 c'è il nostro centenario». Pescante si dimette da primo vicepresidente del Comitato olimpico internazionale, ma non da membro Cio («Da lì mi devono cacciare, non trovo motivi per cui non devo restare»). Il «no» del presidente del Consiglio Mario Monti a Roma 2020 ha lasciato il segno. «Nessuna polemica, ma sono i tempi in cui la decisione è stata presa che mi creano qualche imbarazzo - spiega Pescante - La decisione del premier è stata presa nell'interesse del Paese. Se ha ritenuto che la nostra idea che un'Olimpiade poteva servire come investimento, come crescita e fiducia, non è stata condivisa accettiamo il suo parere. È lui che sta conducendo il Paese». Il Coni doveva presentare il dossier con la lettera di sostegno del governo nella sede del Cio di Losanna entro il 15 febbraio. Il no di Monti è arrivato solo il 14 febbraio. Una figuraccia davanti al Cio. Pescante non poteva restarne vicepresidente. Le sue dimissioni sono state già annunciate al presidente Jacques Rogge e saranno formalizzate alla prossima Assemblea del Cio in occasione dei Giochi di Londra 2012. «A partire dalle Olimpiadi di Londra - spiega Pescante - sarei stato il primo vicepresidente in un momento in cui il Cio cambierà i vertici e mi trovavo un po' nell'imbarazzo di rappresentare un Paese che ha gettato la spugna prima. Convidido e conosco le ragioni del governo ma spiegare al mondo la mia permanenza ai vertici del Cio sarebbe stato difficile. E quindi faccio un passo indietro». Pescante ribadisce che «la rinuncia all'incarico non va interpretata come atto polemico nei confronti dedi Monti. La sua decisione è stata accettata con doveroso rispetto». Ma sottolinea come la mancata candidatura di Roma ai Giochi 2020 è «un'occasione persa». Per il ministro dello Sport Pietro Gnudi, le dimissioni di Pescante sono «una grave perdita per il mondo dello sport». Su Roma 2020 Gnudi dice: «Era un progetto bellissimo, ma i tempi non consentivano di portarlo avanti. È stata una decisione presa con molta sofferenza». Dispiaciuto anche il presidente della Figc Abete.