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"E' uscito dalla macchina con l'addome insanguinato"

Omicidio in via Via Montpellier (Foto Gmt)

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«Abbiamo sentito gridare forte, urla e bestemmie. Poi il silenzio e due spari. Siamo corsi in casa fino a che non abbiamo visto le sirene della polizia e un elicottero e ci siamo sentiti al sicuro». L'agguato è avvenuto in pieno giorno, in una strada - via Guido Montpellier - trafficata, sui cui si affacciano decine di palazzine, negozi, poco distanti anche il campo sportivo e il centro anziani di Monte Spaccato. Nessuno, però, ha visto nulla. Vaghi i residenti, affacciati ai balconi ma «fuori al momento dell'accaduto». Non saprebbero descrivere volti sospetti neppure dalla carrozzeria proprio davanti alla scena del crimine, i cui dipendenti avrebbero per primi prestato soccorso all'uomo in fin di vita, trasportandolo con un'auto di servizio all'ospedale Gemelli, dove poi è morto. «Ho sentito gli spari – racconta un altro signore – mentre ero nel garage: non ho visto nessuno in volto, nel dubbio di finirci in mezzo mi sono chiuso in casa». Difficile dunque, per gli inquirenti, ricostruire la dinamica sulla base delle poche testimonianze raccolte. Anche perché resta da chiarire quanti siano stati effettivamente i colpi sparati: verso sera, i carabinieri del Cio sono tornati sul posto, con ogni probabilità per cercare una seconda arma. Dopo l'omicidio via Montpellier è stata chiusa al traffico. Parcheggiata davanti al civico 39, la Smart Grigia, vetri oscurati, su cui viaggiava la vittima. Infranto il vetro lato passeggero. Fatto questo che ha indotto a pensare che l'altro, lato guidatore, fosse già abbassato. «E' sceso dall'auto da solo, con le proprie gambe, chiedendo aiuto – avrebbe riferito ai militari un meccanico dell'officina che, come detto, si trova davanti alla scena del crimine – aveva del sangue sulla pancia, all'altezza dell'addome, e anche in faccia, non so se l'avevano ferito due volte o si era solo sporcato toccandosi». Nessuna indicazione sugli aggressori, né sul come si siano dileguati. Mentre dall'officina contattavano il 113, alcuni residenti hanno allertato la polizia. «Mio figlio stava uscendo di casa per prendere la sua auto – racconta una signora affacciata al terrazzo – Ha sentito due spari ed è corso dentro, ha diciotto anni ed era spaventatissimo, cosa voleva che vedesse? In quei momenti ci si fa i fatti propri». I negozianti, invece, dicono di non essersi accorti di nulla: la lavanderia in cima alla strada, la pizzeria, un altro carrozziere ìtutti chiusi a quell'ora, sappiamo che c'è stata una sparatoria solo perché ci hanno chiuso la strada». Strada chiusa a due riprese. Prima, subito dopo l'agguato, quando è stata perquisita anche un'altra auto, una Citroen C1 grigia di proprietà di un parente della vittima, poi ascoltato dagli inquirenti. Successivamente, verso sera, quando gli uomini del Cio sono tornati sul posto per perlustrare ancora una volta la scena del crimine. Battendo i cortili di alcune case, gli spiazzi dove erano posteggiate le auto, evidentemente alla ricerca di qualcosa. Tra le ipotesi, una seconda pistola, che potrebbe mancare all'appello visti i colpi sparati. Marco Zioni non è un nome che dice molto alle persone che abitano qui. «Mi sembra che sia di Primavalle – azzarda un signore residente in via Montpellier – conosco la famiglia di nome ma non abitano qui sennò lo sapremmo». Quelle urla che hanno preceduto gli spari potrebbero spiegare la pista seguita dai militari, ovvero di una lite per l'affidamento di un bambino sfociata nel sangue: «Sembrava che le persone che litigavano avessero confidenza, se ne dicevano di tutti i colori – spiega un'altra signora affacciata – non ho capito il motivo della discussione ma è chiaro che la vittima conosceva chi gli ha sparato».

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