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Solo sei mezzi di soccorso per un'area che va da Ostia a Fiumicino

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Pergli operatori del 118 che lavorano all'ospedale Grassi di Ostia, i turni di 24 ore ormai sono la normalità. Super-lavoro dovuto alla carenza cronica di autisti-barellieri, obbligatorio per assicurare la presenza di almeno tre infermieri su ogni ambulanza. E i sacrifici si moltiplicano se si pensa che i sei mezzi dell'Ares girano tra il XIII Municipio e il Comune di Fiumicino, correndo come palline da ping pong su un territorio che va da Torrimpietra a Torvaianica, passando per Ostia, Focene e Fregene. Per un totale di 400mila abitanti che triplicano nel periodo estivo. «Senza citare il fatto che spesso rimaniamo bloccati con i mezzi al pronto soccorso ingolfato. A volte per oltre un'ora, senza poter ripartire», spiegano gli operatori del 118, in attesa nel container nei giardini dell'ospedale. Ieri, fortunatamente, è stata una giornata tranquilla al pronto soccorso di via Passeroni. Ma la calma piatta è solo apparenza. L'emergenza al Grassi è routine. La media è di 200 accessi al giorno, oltre 60mila l'anno al reparto emergenze, pazienti assistiti da uno scarno manipolo di sanitari. Un paio di medici e 5 o 6 infermieri che si trovano a gestire a rotazione 30 pazienti, dislocati tra la sala medica, per i codici gialli, e la sala «rossa» per i più gravi. Basta un infarto e un incidente messi insieme per far aumentare la già lunga lista di attesa. «A smaltire le code non aiuta il fatto che "scollarsi" i pazienti dal pronto soccorso è quasi impossibile, visto che negli altri reparti del Grassi i posti letto sono ridotti ai minimi termini», raccontano i medici. La trentina di barelle a disposizione sono sempre occupate. A volte i pazienti ci restano anche per due giorni, prima di avere un vero letto. Ieri poi tutti operosi e sull'attenti poiché alcuni dirigenti della Asl RomaD sono intervenuti per un sopralluogo. «Controlli di routine nulla a che vedere con la situazione denunciata in questi giorni per quanto riguarda gli ospedali romani – assicura la dottoressa Climene Pistoleri, direttore sanitario del Grassi – Stiamo tentando di garantire un'assistenza migliore nel reparto emergenze, lavorando a un progetto di ampliamento della sala di attesa». Trenta metri quadrati scarsi. Il monitor ultratecnologico che annunciava il numero dei codici, rossi, gialli, verdi e bianchi, specificando anche la presunta attesa ai pazienti, è già sparito: i fili a cui era appeso ciondolano annoiati dal soffitto. «Siamo troppo pochi, è questo il problema – sottolineano i sanitari del Grassi – Tra maternità e pensionamenti, abbiamo registrato una netta riduzione di personale. E senza nuove assunzioni, è facile capire che il nostro lavoro si complica non poco, a scapito di un'assistenza di livello». Nel buio corridoio che corre sotto l'ospedale si possono trovare rifiuti ingombranti , da una lavatrice a un frigorifero, cumuli di immondizia fino a due macchinette che, fino a poco fa, sputavano numeretti elimina code in qualche reparto. «Non ci manca nemmeno l'eternit – dice un infermiere, indicando il capannone dove sostano gli operai della manutenzione».

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