Pazienti curati per terra, si indaga su tutti i pronto soccorso di Roma
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per indagare sulle presunte carenze nei pronto soccorso degli ospedali della capitale. Il fascicolo, contro ignoti e senza ipotesi di reato, ha preso spunto dalla pubblicazione di foto del pronto soccorso del San Camillo in cui alcuni pazienti erano medicati a terra. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha chiesto una relazione dettagliata sull'intera vicenda alla Presidenza della Regione Lazio. "CARENZE STRUTTURALI" Nel fascicolo aperto dal reggente della procura Giancarlo Capaldo e affidato ai pubblici ministeri Rosalia Affinito ed Elisabetta Ceniccola, è contenuta un'informativa del Nas e anche i ritagli dei quotidiani che da alcuni giorni stanno denunciando la precaria situazione specialmente per quanto riguarda l'ospedale San Camillo. I carabinieri nei giorni scorsi hanno compiuto ispezioni al San Camillo e nel pronto soccorso dell'ospedale di Tor Vergata. I militari, secondo quanto si è appreso, hanno accertato una serie di disfunzioni strutturali che si ripercuotono sull'assistenza ai pazienti. Da qui la decisione di estendere gli accertamenti non solo al San Camillo dove, a quanto segnalato da medici, pazienti ed anche dal capogruppo del Pd alla regione Lazio Esterino Montino, i malati vengono curati su materassi in terra, i massaggi cardiaci praticati sul pavimento, mentre le stanze sono sovraffollate di pazienti in barella.le condizioni di sovraffollamento, ed a Tor Vergata, ma anche a tutte le altre strutture di emergenza della capitale. IL MINISTERO CHIEDE UNA RELAZIONE Il ministro della Salute vuole vederci chiaro. "In relazione ai sopralluoghi effettuati dai Nas al pronto soccorso di due ospedali romani e alla successiva inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Roma" il ministro Renato Balduzzi, si legge in una nota, "ha chiesto una relazione dettagliata sull'intera vicenda al presidente della Regione Lazio, Renata Polverini". "Faremo verifiche. Anche la magistratura deve farlo, ci aiuta", ha detto la presidente Polverini nel corso della trasmissione Piazzapulita di La7, dopo aver visto dei filmati registrati con camera nascosta al pronto soccorso del policlinico Umberto I, dove venivano messi in evidenza disagi da parte dei pazienti, tra cui una stanza con 30 pazienti in barella, in attesa di un posto letto, a loro dire, anche da diversi giorni. "Dopo 10 anni di blocco del masterplan per la ristrutturazione dell'Umberto I, ho dato il via libera un mese fa, sia per il pronto soccorso che per la clinica di pediatria. È su quello che abbiamo dato il via libera. Quelle trenta barelle non le ho viste, quindi domani ci torno. Sono sempre nei pronto soccorso - ha concluso Polverini - solo la settimana scorsa ne ho visti tanti". La sanità è nelle attuali condizioni "perché tutti hanno rubato, hanno usato i soldi della sanità per fare altro, diciamolo con chiarezza", ha detto ancora la governatrice. "Vi posso dire - ha aggiunto - che quando ho introdotto la centrale unica per gli acquisti, le imprese si mettevano fuori dalla porta per mandare l'asta deserta. Ci vuole coraggio anche personale, per fare le cose. A parlare siamo tutti capaci, ma a metterci la vita siamo in pochi. Io non accetto essere considerata una persona che non ha una vita, io ho sofferto ed è per questo che mi sto impegnando". A chi le chiedeva se non sarebbe stato meglio girare sulla sanità in affanno il denaro per i vitalizi concessi agli assessori, Polverini ha risposto: "Sui vitalizi si è detto già troppo. È stato fatto in un momento forse poco opportuno, ma quelle persone pagheranno un contributo come i colleghi del Consiglio regionale. Al S. Camillo è stato dato un appalto per i pasti poche settimane prima del mio arrivo a 30 euro contro la media regionale di 15, per sei anni. A Tor Vergata ho trovato un appalto a 23 euro per 9 anni. Questa è la condizione, al di là delle barelle" che mancano nei pronto soccorso. IL DG: HO CHIESTO DI ESSERE RICEVUTO IN PROCURA L'apertura del fascicolo non stupisce Aldo Morrone, direttore generale dell'ospedale San Camillo, al centro dello scandalo delle foto dei pazienti del Dea assistiti in terra e su materassini di fortuna. "Ho chiesto di essere ricevuto in Procura per avere la possibilità di raccontare come stanno le cose al di là delle foto: le attività portate avanti, i bilanci e le difficoltà trovati al mio arrivo, ma anche il forte impegno da parte di tutti gli operatori per tutelare la salute dei più deboli", afferma. Il problema dei pronto soccorso come il San Camillo "nasce anche dalle lunghe liste d'attesa, create talvolta in modo non appropriato. Facendo lavorare 7 giorni su 7 una struttura ospedaliera, dunque non solo su 5 giorni con forti riduzioni dell'attività già dal venerdì e quindi sabato e domenica, le cose possono migliorare. Oggi - prosegue - ricoveriamo il 15% degli accessi al pronto soccorso, mentre il 4% rifiuta il ricovero. Questo vuol dire che c'è un 75-80% di accessi impropri. Codici bianchi e verdi che dovrebbero essere gestiti sul territorio e invece causano il sovraffollamento delle strutture d'emergenza, complicando l'assistenza delle persone più gravi". E ancora, "codificando meglio l'attività libero-professionale - dice - eviteremmo le due linee per i pazienti e la formazione di lunghe liste d'attesa per alcune prestazioni". Ma al di là di questioni organizzative, Morrone sottolinea come "il nostro ospedale dal punto di vista degli accessi abbia, in questi anni, sperimentato una riduzione: i numeri sono passati da 100.000 nel 2006 a 95.000 nel 2010". Dunque se c'è oggi un'inadeguatezza, non è una situazione nuova e figlia di un'insolito sovraffollamento. "In ogni caso - prosegue - per il pronto soccorso abbiamo già trovato altri spazi e ci stiamo attrezzando per avere 19 posti letto in più". MARINO: SISTEMA FRAGILE "Si tratta di un sistema fragile, sottoposto a una consunzione preoccupante. È chiaro che una risoluzione va trovata con urgenza e ben vengano gli approfondimenti della Procura, purch‚ non si inneschi un clima di caccia alle streghe che non gioverebbe a nessuno", afferma Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale. "A mio parere - sottolinea Marino - pazienti, medici, infermieri e tecnici sono tutti vittime, in diversa misura, di un sistema in grave difficoltà".