Negozi vuoti: la disfatta dei saldi
Vendite in picchiata, meno 15 per cento. I commercianti piangono
Levendite sono andate male a Roma, come nel resto d'Italia, nonostante i maxi sconti, fino al 50%, esposti nella maggior parte delle vetrine praticamente per tutto il periodo dei saldi. I commercianti avevano sperato tutt'altro, dopo il flop di Natale quando i romani hanno speso quel che restava della tredicesima in beni alimentari e viaggi evitando lo shopping e, soprattutto, gli acquisti di capi d'abbigliamento da mettere sotto l'albero come regali. Hanno pensato che i saldi avrebbero risollevato le sorti della categoria, e infatti le svendite sono partite il primo sabato di gennaio, a ridosso del periodo di Natale. E invece neanche a parlarne. Negozi semi vuoti, poche file davanti alle vetrine perfino in centro e nei negozi grandi firme. Nonostante le buone intenzioni dei negozianti che hanno ribassato tutto, anche la merce più nuova e appetibile, del 30,40, perfino 50 per cento. Poteva bastare questo per far volare gli acquisti. Si è rivelata una pia illusione. E così ci ritroviamo oggi, ultimo giorno dei saldi, con i negozi ancora pieni di roba invernale, una cosa piuttosto insolita di questi tempi. L'assurdo è che anche chi si è ricordato all'ultimo che i saldi stanno finendo, riesce a trovare la taglia giusta o il colore preferito (davvero impensabile fino a pochi anni fa) con le vetrine che continuano a reclamizzare «fuori tutto», «saldi sui saldi», «50% più 20% di sconto con una spesa minima di 50 euro». Ormai chi commercia in abbigliamento non sa proprio più cosa inventarsi perché se il prezzo ribassato non è la soluzione per invogliare all'acquisto, significa che le speranze di invertire la tendenza negativa non ci sono proprio. «Le vendite sono condizionate dal potere d'acquisto delle famiglie – spiega Roberto Polidori, della Confcommercio Roma – registriamo un -15% circa rispetto allo scorso anno, un dato che certamente non fa bene al commercio messo a dura prova dal periodo di crisi». Già, ma questo non sembra valere per il settore alimentari dove le vendite vanno bene tutto l'anno. Per non parlare di quello che è successo nelle ultime due settimane, complice la neve. Un «Alimentari» ha guadagnato di media in un solo weekend quanto guadagna tutto il periodo di Natale. In questo caso non vige la regola del potere d'acquisto? E per fortuna che c'è stata la neve, che ha fatto bene almeno ad un settore dell'abbigliamento, quello sportivo. I negozi che vendono articoli per la neve non hanno praticamente più nulla in magazzino. Sono andati a ruba sciarpe, piumini, dopo sci. Capi di abbigliamento, diciamolo pure, che costano e che sarà difficile poter riutilizzare presto a Roma, visto che tanta neve e così tanto freddo non si registravano da trent'anni. E allora, forse, è proprio il girovagare tra un negozio all'altro a non avere più l'attrattiva di un tempo. Il consumatore di oggi concentra i suoi acquisti su un evento (vedi San Valentino, le vendite di articoli per innamorati non sono andate tutto sommato così male), sa rinunciare al superfluo e aspetta i saldi per acquistare quello che gli serve davvero e magari durante l'anno preferisce mercatini, negozi dell'usato e così via. Se sia saggio o no non spetta a noi dirlo, forse è semplicemente l'altra faccia della crisi.