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Il funerale cinese finisce in rissa

L'arrivo del carro funebre all'obitorio durante i funerali della piccola Joy e del padre Zhou Zheng

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È finito in lite il funerale di Zhou Zeng e della figlioletta Joy, uccisi sotto casa a Tor Pignattata da due rapinatori marocchini la sera del 4 gennaio. L'acceso diverbio è scoppiato fra alcuni parenti della vedova, Lyian, e quelli del marito ucciso all'arrivo dei carri funebri con i due feretri in via Alò Giovannoli, dove abitava la coppia e la bambina di nove mesi raggiunta da un colpo di pistola alla testa. Lo stesso proiettile che ha trafitto il padre all'altezza dello sterno, uccidendo tutti e due. La discussione, subito placata anche grazie all'intervento dei carabinieri presenti, sarebbe sorta per dissidi sulla sepoltura di Zeng e della bambina a Roma invece che in Cina, ma sullo sfondo ci sarebbe anche un contrasto sull'eredità. La giovane coppia gestiva un bar e un'agenzia di money transfer a Torpignattara, e soprattutto la seconda attività produceva un notevole giro d'affari, secondo quanto emerso durante le indagini. I due rapinatori erano probabilmente informati che quella sera i coniugi cinesi portavano con sè una cifra considerevole in contanti. Forse molto di più dei 16 mila euro abbandonati dagli assassini a due chilometri da via Giovannoli e ritrovati in una baraccopoli. I funerali di Zeng e Joy si sono svolti a distanza di un mese e cinque giorni dalla loro morte per diverse ragioni: i lunghi accertamenti legali sui cadaveri, le condizioni psicologiche della vedova, la tradizione che impone di distanziare le esequie dal Capodanno cinese (celebrato alla fine di gennaio), ma anche a quanto pare i contrasti tra le due famiglie. Già un paio di settimane fa c'erano stati attriti fra i familiari di Lyian e di Zhou. I primi volevano celebrare le esequie funebri nella Capitale e qui far seppellire i propri cari. Quelli di lui, al contrario, preferivano trasportare i corpi in Cina. Comunque, secondo persone vicine alla famiglia Zeng, i dissidi avrebbero avuto origine anche per la divisione dell'eredità. Sempre ieri, il ministro dell'Interno ha ricevuto al Viminale il vicegovernatore della provincia cinese dello Zhejiang, Liu Liwei, da dove provenivano le vittime. Annamaria Cancellieri ha espresso la vicinanza personale e del governo alla comunità cinese e ha garantito il massimo impegno per assicurare alla giustizia uno dei due responsabili del delitto. Uno di loro, Mohamed Nasiri, 30 anni, venne trovato impiccato in un capannone agricolo abbandonato nella zona di Boccea il 17 gennaio scorso. Nel corso del colloquio sono stati presi in esame i temi del rafforzamento della collaborazione tra i due Paesi nel contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina. Cancellieri ha sottolineato l'utilità di distaccare in Italia ufficiali di collegamento cinesi e si è condivisa la necessità di firmare un protocollo di cooperazione in materia di sicurezza per contrastare congiuntamente il crimine organizzato, i finanziamenti illeciti, il traffico di droga, la contraffazione e l'immigrazione illegale.

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