All'Esquilino il parroco teme i clochard: rubano e litigano
Anchese fuori nevica. Anche se siamo sotto lo zero. Siamo sempre a Roma fuori i portoni di alcune parrocchie. Zona Esquilino. Basilica parrocchiale San Martino ai Monti. Ci accoglie Padre Adriano. «La lettera del vicariato? Quella in cui si chiede di dare ospitalità ai barboni? Sì, sì, l'ho letta. No, io non posso accoglierli qui. Non c'è spazio». Mi giro, e mi accorgo che la stanza nella quale sono stata fatta accomodare ne poteva accogliere almeno sei o sette di clochard. Non di più perché non sarebbero state condizioni di agio. Padre, ma qui ci sarebbe abbastanza spazio. «La lettera del Vicariato chiedeva la disponibilità di chi avesse locali da mettere ad uso di dormitorio per i barboni. Noi qui non possiamo. Io non posso ospitare in chiesa. Se io avessi persone in più che mi aiutassero anche a gestire i senza tetto potrei farlo volentieri. Ma senza dimora vuol dire anche ubriachi, drogati, bisogna stare anche attenti, occorre avere delle persone che aiutino… Non posso aprire la chiesa e dire: entrate tutti, dormite qui. Non è così semplice, o almeno io ho paura. Io mi confronto con loro tutti i giorni». Ma anche in questi giorni in cui si gela, specialmente di notte? «A me non dà fastidio che i barboni stiano qui ma bisogna attrezzarsi… se sapessero pulire… il parroco ha altre cose da fare che raccogliere le loro mutande sporche…e levare i cartoni che si accumulano per terra, le magliette… i calzoni… Non è possibile, veramente…». Spiega poi che occorrono delle regole ben precise, attrezzature, anche solo per i casi di emergenza - indubbiamente vero - e poi aggiunge: «Quando ci sono io in chiesa rubano, figuriamoci se dormissero qui». Poi indica una croce d'oro massiccio e dice: «Quella croce là… l'ho inseguita fino al Colle Oppio perché me la stavano rubando da sotto gli occhi». Per Padre Adriano tuttavia aprire la porta ai senzatetto vuol dire offrire loro la colazione e il servizio docce. Girando per un po' di chiese, parrocchie piccole e grandi, più povere, o ricche, incontriamo parroci disposti al dialogo, a raccontarsi, altri si negano, altri confessano delle paure, altri spiegano: «In undici anni di mensa di barboni a Santa Lucia non so quante volte sono stato costretto a chiamare Polizia e Carabinieri per scontri violenti tra barboni italiani che nutrono un odio viscerale per esempio per i rumeni. La carità oltre che cuore, richiede coraggio». Odi. Ana.