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Ha ucciso il figlio e non sa perché «Lo amavo. Non so darmi pace»

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Resta in carcere il papà che ha gettato il bimbo nel Tevere

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Piangenella cella di Regina Coeli. Urla il suo amore per il figlio di sedici mesi che ha gettato nel Tevere. Patrizio Franceschelli, disoccupato di 26 anni, ha ammesso di aver ucciso il bimbo la mattina del 4 febbraio lanciandolo nelle acque gelide del fiume dopo aver litigato con la compagna. «Non riesco a darmi pace per quanto accaduto, lo amo più di qualsiasi cosa al mondo», ha detto al gip Riccardo Amoroso ieri mattina durante l'interrogatorio di garanzia nel penitenziario di via della Lungara alla presenza del suo difensore, l'avvocato Andrea Gatto. Il gip, dopo aver ascoltato il padre del piccolo, ha convalidato l'arresto e ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela. Confermando quanto era stato chiesto dal pubblico ministero Attilio Pisani. Il giudice, oltre a lasciare dietro alle sbarre Franceschelli, ha disposto che il detenuto venga sorvegliato a vista perché c'è il rischio che possa commettere atti di autolesionismo. Il disoccupato di fronte al giudice parlava ancora come se avesse la possibilità di riabbracciare il bimbo. «Non si dà pace per quanto successo, ha ammesso di aver fatto, è qualcosa che va al di là di un discorso di degrado sociale. È consapevole che non potrà vedere mai più il figlio», ha dichiarato il suo difensore al termine dell'interrogatorio. Non avrebbe comunque spiegato i motivi che lo hanno portato a gettare da ponte Mazzini il figlio. Non è escluso che nei prossimi giorni l'avvocato possa chiedere una perizia psichiatrica per verificare lo stato mentale del padre del bimbo di neanche un anno e mezzo. Il corpicino del piccolo, dopo giorni di ricerche da parte delle forze dell'ordine, non è stato ancora trovato. I gommoni sono arrivati fino alla foce del Tevere e hanno scandagliato il fondale del fiume. Niente. Del piccolo Claudio ancora nessuna traccia. L'uomo, prima di compiere il folle gesto, aveva minacciato l'ex compagna, secondo il racconto della donna, di uccidere il piccolo se l'avesse lasciato. Non solo, quella mattina si sarebbe recato nella casa della suocera proprio con l'intento di prelevare con la forza il bambino. «Il criminale reo-confesso Franceschelli deve restare in carcere, processato in tempi rapidi e condannato a una pena esemplare. Questo deve fare uno Stato civile, liberale e democratico che sancisce con i cittadini un patto per la tutela dei diritti fondamentali delle persone che sono innanzituitto la difesa della vita e della sua integrità. Vi sono innumerevoli casi di delitti efferati dei quali un secondo dopo l'assassino sembra pentirsi piagnucolando di fronte ai suoi magistrati. Questi casi vanno trattati con estrema durezza e senza alcuna indulgenza», ha tuonato il deputato Pdl Francesco Giro. E ancora: «Non è possibile arretrare di un millimetro o vogliamo una società dove la gente può gettare come un pacco il proprio figlio in un fiume?».

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