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Ucciso e bruciato Fermati prima della fuga

I Carabinieri durante il sopralluogo nell'area in cui è stato trovato il corpo

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Stavano per fuggire i presunti killer di Salvatore Polcino, 52 anni, il pomeriggio di giovedì 26 gennaio finito con quattro colpi di pistola e poi dato alle fiamme nelle campagne del Divino Amore, ritrovato la mattina del giorno dopo dal proprietario del fondo. Tutto per la droga. L'altro ieri il blitz dei carabinieri di Frascati, deciso dalla procura di Roma. ACiampino e in Abruzzo hanno fermato i tre ritenuti responsabili dell'assassinio. Sono il calabrese Giuseppe Ranieri, 30 anni, il siciliano Pasqualino Baglione, di 47, e Nicolò Montagner, di 21. I primi due, pregiudicati, erano domiciliati a Lanuvio, stesso centro sul litorale romano dove risiedeva Polcino assieme alla moglie. Dopo l'omicidio avevano cambiato zona trasferendosi a Ciampino, senza le famiglie. Il terzo invece, incensurato, è residente ad Ardea ed era sparito da alcuni amici in Abruzzo. I carabinieri hanno anche sequestrato pistole, fucili e munizioni nascoste in auto Audi, in uso a Ranieri, abbandonata ad Ardea. Gli investigatori hanno ricostruito quelle ore maledette. Polcino era solito raccogliere cicoria. Guadagnava circa 70 euro al giorno vendendola nei mercati di Lanuvio e Albano. Il 26 sarebbe stato attirato in una trappola. Avrebbe incontrato i tre e con loro si sarebbe diretto nel terreno privato. È ancora incerto com'è stato aperto il cancello d'ingresso: con la chiave che il proprietario era solito lasciare nei pressi, o forzando il lucchetto che non è stato ancora trovato. Polcino è stato colpito a morte da quattro colpi di pistola - una 7,65 e una calibro 22 - impugnate da mani diverse. Uno dei killer ha manovrato un piccolo escavatore e ha creato una buca nel terreno dov'è stato gettato Polcino. Poi è stato il corpo è stato cosparso di liquido infiammabile dando fuoco al cavadavere e ricoprendolo di terra. Ma non tutto è andato liscio. L'escavatore si è guastato, annerito dal fumo, lasciando la "sepoltura" a metà e qualche impronta digitale. La mattina dopo, intorno alle 9, il proprietario del terreno ha ritrovato il corpo e avvisato i carabinieri. Qual è stato il movente di un omicidio che ha l'aria di un'esecuzione?Il sospetto dei militari del Nucleo investigativo di Frascati del colonnello Marco Aquilio e della Compagnia di Pomezia del maggiore Rodrigo Micucci è che sia stata la droga. Ovvero la gestione dello stupefacente, il ruolo che Polcino voleva avere nel gruppo e che probabilmente a qualcuno non andava giù. La vittima era un personaggio già noto alle forze dell'ordine. Nel '96 era stato nel carcere di Velletri. Sulla statale di Anagni, mentre in auto la percorrevano con lo zio per andarlo a trovare, due suoi tre figli - di 19 e 12 anni - morirono in un incidente stradale. Anche la madre era in carcere, a Rebibbia, accusata di ricettazione, ed ebbe solo poche ore di permesso per partecipare ai loro funerali e andare all'ospedale Pertini a trovare l'altra figlia di nove anni rimasta ferita. Nel 2003 Polcino era stato incastrato in un giro di stupefacente dai Castelli ad Aprilia e in prigione a Velletri aveva conosciuto uno dei suoi presunti carnefici, il calabrese Giuseppe Ranieri. Secondo l'accusa, con lui e poi gli altri due - Baglione e Montagner - si sarebbe pensato in grande. Ma forse Polcino, a 52 anni, voleva fare il capo e a Ranieri, trentenne, non andava bene. Troppo poco per morire. Se il fermo sarà convalidato e le accuse confermate, il delitto al Divino Amore sarà archiviato tra i tanti casi risolti dal Comando provinciale diretto da Maurizio Detalmo Mezzavilla. Al Gruppo di Frascati del colonnello Rosario Castello il merito di averne chiusi una gran parte.

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