Bimbo gettato nel Tevere la nonna: il padre è un violento
Se è andata a parlare in tv lo ha fatto solo perché ha paura. Paura che l'ex compagno della figlia, l'uomo che venerdì mattina ha gettato nel Tevere il figlioletto di 16 mesi, esca di prigione e faccia del male anche alla mamma del bambino ucciso. È anche per questo che ieri, davanti ai microfoni di Tgcom24, Rita Maccarelli, la nonna del piccolo Claudio, così si chiamava l'amore più grande della sua vita, ha trovato la forza di spiegare chi è Patrizio Franceschelli, il 26enne arrestato subito dopo l'omicidio dai carabineri del Nucleo radiomobile comandato dal colonnello Mauro Conte. Non un pazzo, ma un uomo violento che potrebbe fare ancora del male, ha detto la donna. Lucido e determinato Franceschelli era apparso ai militari che gli mettevano le manette ai polsi a Testaccio, dove era arrivato camminando sulla neve dopo aver lanciato nel fiume il suo bimbo, che piangeva a dirotto, strappato alla casa della nonna materna a Trastevere. Lucido e determinato lo è anche per Rita Maccarelli, la mamma di Claudia, madre del bambino. «Non è un pazzo, come lui stesso si definisce. È solo un uomo violento e un padre padrone - ha raccontato la donna -. Massacrava di botte mia figlia. Adesso Claudia è in ospedale, sia per le botte, sia perché non sta bene, è anoressica. Claudia non sa che il bambino è morto, né sa della tragedia accaduta». Lui era come un figlio per lei. E si è avventato sulla signora Rita come una belva, che nel tentativo di fermare l'uomo si è anche fatta male a un braccio. «Lui aveva perso il padre, non aveva una famiglia. Qui da noi l'aveva trovata - continua - sapeva che a casa nostra la porta era sempre aperta. Quando ieri (venerdì verso le sei del mattino ndr.) è arrivato io non avevo capito la gravità della situazione finché non ha afferrato il bambino di peso e lo ha gettato a terra nella neve davanti al portone di casa. Dopodiché è scappato col bambino, io l'ho rincorso ma lui è arrivato sul lungotevere e lo ha appoggiato sul muretto. Poi lo ha spinto giù». Rita Maccarelli ha anche raccontato che, qualche giorno prima, Claudia era tornata a casa spaventata, con la giacca sporca di sangue, e non riusciva a riconoscere le persone. «Adesso ho paura per mia figlia, perché lui ha scritto un messaggio che dice "con Claudio e Claudia la fine del mondo". Non voglio che lui esca dal carcere, ho paura» ha concluso la donna. L'uomo, reo confesso, è in stato di fermo. È c'è un dramma nel dramma. Il corpicino nel Tevere non è stato ancora trovato. Ieri mattina i sommozzatori del Nucleo subacqueo comandato da Renato Solustri hanno ripreso le ricerche, dall'Isola Tiberina a Ponte Marconi, con una ricognizione a vista. Sotto il bimbo ormai non c'è più. «Dobbiamo perlustrare 14-15 chilomentri di fiume» dice Solustri. Lo cercano vicino agli argini. Servono 20 occhi, tutta la suadra di 10 persone, un pugno di uomini per tutto il Centro Italia. Oggi nuove ricerche. Un compito difficilissimo arrivare alla meta senza l'aiuto di Dio. Se sarà necessario gli "angeli neri" dell'Arma andranno avanti ancora per altri due giorni. Poi non servirebbe più.