Daria Geggi CIVITAVECCHIA Si chiama «Iron Bridges» l'operazione della Polizia Ferroviaria di Civitavecchia che, coordinata dal sostituto procuratore Margherita Pinto, ha portato a indagare in stato di libertà ben 9 persone.
Ireati contestati vanno dal peculato al falso ideologico, fino alla truffa aggravata. «L'inchiesta – ha spiegato il sostituto commissario Giovanni Boccalato – è un'appendice di quella chiusa nel 2009 relativa a furti e riciclaggio di tonnellate di rotaie dismesse, per la quale vennero indagate 13 persone, tra cui 6 dipendenti di Rfi. In quell'occasione è emersa la possibilità che alcuni dei soggetti implicati potessero essere implicati in possibili irregolarità nella gestione dei lavori di manutenzione dell'infrastruttura ferroviaria, in particolare su due ponti ferroviari in ferro della linea Roma-Grosseto, uno a Cerveteri e l'altro nei pressi di Pescia Romana, nel restyling della stazione di Anguillara e in altri siti ferroviari in vari luoghi del compartimento di Roma». Tre mesi di intercettazioni telefoniche ed ambientali, 30 perquisizioni in uffici di Rfi e nelle abitazioni degli indagati, migliaia di documenti analizzati e sequestrati. Il gioco era semplice: le imprese appaltatrici dei lavori di manutenzione straordinaria sui ponti di ferro svolgevano soltanto gli interventi di natura edilizia, in particolare la costruzione degli architrave in calcestruzzo, mentre quelli sull'armamento ferroviario venivano svolte dal personale di Rfi, con propri mezzi e materiale dell'azienda. «Il problema – ha aggiunto Boccalato – è che i lavori eseguiti dai dipendenti di Rfi venivano poi pagati alla ditta appaltatrice, che traeva così un ingiusto vantaggio. E con Rfi che ci rimettevano anche in termini di spese». A quel punto anche Rfi, attraverso i funzionari della commissione d'inchiesta e la dirigenza territoriale produzione di Roma, ha collaborato alle indagini, licenziando le persone coinvolte. Probabile che, in un procedimento penale, si costituisca parte civile.