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Ucciso e dato alle fiamme Spunta la pista della droga

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I Carabinieri durante il sopralluogo nell'area in cui è stato trovato il corpo

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Un regolamento di conti legato al mondo della droga. Si delinea il movente dell'omicidio scoperto venerdì scorso (commesso la sera prima) nelle campagne in zona Divino Amore, in via Santa Fumia, sulla Nettunense. I carabinieri di Frascati hanno identificato la vittima: si tratta di Salvatore Polcino, 52 anni, pregiudicato per stupefacenti, residente a Lanuvio, ucciso con quattro colpi esplosi da due pistole diverse, entrambe semiautomatiche, gettato in un buca nel terreno e poi dato alle fiamme. È il precedente penale ad aver insospettito i militari del Nucleo investigativo diretto dal colonnello Marco Aquilio. Nel 2003, il nome di Polcino figura tra i 15 arresti della polizia di Latina e Roma per un traffico di cocaina gestito da un camionista pontino che si riforniva da un nigeriano e distribuiva la polvere ad altri camionisti e gregari di un'organizzazione che si muoveva principalmente tra Latina e i Castelli romani. Quindi, modalità dell'agguato e identikit del morto tratteggerebbero il contesto nel quale sarebbe maturato l'assassinio. Una decisione estrema che di solito viene presa quando i conti non tornano, manca all'appello un carico di droga, il denaro che avrebbe dovuto fruttare oppure che doveva essere pagato per l'acquisto. Ma è un'ipotesi. Una trama oscura che a tratti però stride coi retroscena su vita e abitudini della vittima. L'omicidio è avvenuto il giorno prima del ritrovamento, la sera di giovedì 26 gennaio. Da una prima ricostruzione le cose sarebbero andate così. La vittima, secondo quanto accertato dagli inquirenti, si era allontanata da casa, a 25 chilometri di distanza dal Divino Amore, dopo aver raccolto e venduto cicoria insieme con due amici. La moglie, a sua volta con precedenti, avrebbe chiamato Polcino alcune ore dopo e lui avrebbe risposto: «Sto fuori». Nel passato di Polcino ci sarebbe anche una tragedia familiare. Nel gennaio '96, sulla strada statale di Anagni, di ritorno dal carcere di Frosinone dov'erano stati con lo zio a trovare il padre SalvatorePolcino, in un incidente stradale morirono due dei suoi tre figli: Donato e Valentina, di 19 e 12 anni. La madre Vispa Indiati, nel carcere di Rebibbia, ebbe solo quattro ore di permesso per andare da Roma ad Aprilia, dove si svolsero i funerali dei due figli maggiori, e correre in ospedale a visitare l'ultimogenita i fin di vita.

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