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Evasi per sesso o per fuggire dalla moglie

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Le scuse dei trasgressori che vengono colti in fallo

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Lafuga, galeotta. C'è chi evade per andare a fare un bagno al mare, chi per coltivare l'orto o per portare a spasso i cani, chi per incontrare una donna conosciuta sui social network o per fare visita a un parente malato e ricoverato in ospedale. La misura della detenzione domiciliare è stata introdotta nell'86. L'obiettivo era consentire la prosecuzione delle attività di cura, assistenza familiare e istruzione professionale. Ma spesso, anche a causa dei tagli alla sicurezza, l'alternativa alla cella diventa occasione per andarsene a zonzo o per continuare a delinquere. È accaduto anche ieri, durante i consueti controlli della polizia e dei carabinieri in alcune zone della Capitale. Settanta verifiche su altrettante persone ai domiciliari sono state portate a termine dagli agenti del commissariato San Paolo nei quartieri Magliana, Portuense, Corviale e Marconi. Una è stata denunciata per evasione perché non era in casa. Altre due sono finite in manette. Il primo, 47 anni, in affidamento ai servizi sociali, è stato beccato alla guida di uno scooter rubato sul quale aveva applicato una targa di cartone diversa. Uno stratagemma che non ha tratto in inganno i poliziotti. L'altra, di 45, è tornata in prigione: dopo aver litigato con alcuni uomini in un bar, ha lanciato la sua auto contro la vetrata del locale per vendetta e, non contento, ha aggredito gli agenti intervenuti sul posto.I carabinieri della Compagnia Trastevere diretti dal maggiore Massimiliano Sole, quelli della compagnia di intervento operativo dell'ottavo Reggimento del Lazio hanno passato al setaccio la Pisana (teatro di un omicidio martedì scorso), Bravetta, Trullo, Montespaccato e Colli Portuensi. Qui i controlli sono stati un centinaio. Nei guai sono finiti un cittadino algerino di 30 anni, irregolare sul territorio nazionale e senza fissa dimora, che stava cedendo una dose di hashish a una persona identificata e segnalata all'autorità competente quale assuntore, e un romano di 39 che, agli arresti domiciliari, è stato sorpreso a spacciare cocaina. Accompagnati in caserma, sono stati trattenuti in attesa del processo per direttissima. I militari hanno anche denunciato una ventitreenne bosniaca, con domicilio nel campo nomadi di via Pontina: sempre evasione dagli arresti domiciliari il reato contestato alla donna. A Fregene, infine, i carabinieri hanno arrestato un trentasettenne per maltrattamenti in famiglia e lesioni nei confronti del figlio minorenne e della mamma. L'uomo, che era ai domiciliari per stalking, presso l'abitazione della madre, per futili motivi ha iniziato a picchiare il figlio, in presenza della nonna paterna, che nel tentativo di fermarlo per difendere il nipote, è stata a sua volta colpita da un calcio. Le due vittime del bruto sono state medicate al Grassi di Ostia. Spesso e volentieri, come dicevamo, chi è colto in fallo cerca di cavarsela con una scusa. Ma questo, in genere, non lo salva dalla denuncia o dal tornare dietro alle sbarre. La stagione estiva, forse per il caldo e il senso di libertà, è quella più feconda di evasioni e la fascia di età tra i 20 e i 30 anni quella più «trasgressiva». La maggior parte delle volte si ricorre a giustificazioni legate alla salute, a un ritardo sul lavoro, al traffico. Ma c'è anche chi evade per tornare galeotto. Come il quarantenne che si fece pizzicare di proposito fuori casa: «Meglio in cella - disse agli allibiti agenti - che a casa con mia moglie». Mau. Gal

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