Ecco perché Monti non può opporsi a Roma 2020
Pronunciandoqueste parole, il 10 settembre 2011, il sindaco Alemanno non avrebbe mai immaginato di dovere, nel giro di pochi mesi, rivolgerle a un nuovo presidente del Consiglio, diverso da Silvio Berlusconi. Però il concetto non cambia. Dopo il «We have a dream» pronunciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in quel giorno di fine estate ai giardini del Quirinale, chi può dire no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020? Certamente non il premier Monti, un presidente del Consiglio figlio dell'alchimia politica proprio di Napolitano, che riguardo a Roma 2020 aveva detto: «Il sogno di Gianni Petrucci è il sogno di tutti noi che si basa su cose concrete: quello che Roma è riuscita a fare cinquanta anni fa ed è pronta a fare di nuovo». Il Capo ello Stato ha voluto metterci la faccia - come ebbe modo di sottolineare Alemanno - e ora è politicamente difficile contraddirlo. Non solo perché il presidente della Repubblica è considerato pressoché unanimenente il padre politico del governo tecnico guidato da Monti. Ma anche perché lo stesso Monti, pur non dovendo rispondere ad alcun partito, deve comunque fare i conti con una maggioranza parlamentare che, seppure eterogenea quanto si vuole, sulle Olimpiadi ha le idee chiare: la candidatura di Roma va sostenuta senza se e senza ma. Dipendesse solo da lui, Monti probabilmente non firmerebbe. Ma non dipende solo da lui: molti ministri (Di Paola, Gnudi, Riccardi) sono favorevoli, le forze politiche pure. Fino al 2013 non si dovrà tirare fuori un euro e dopo chissà chi starà al governo. E poi il Parlamento è pronto ad assumersi la responsabilità della candidatura con una mozione bipartisan. Tutti elementi fatti notare da Napolitano a Monti, anche grazie alla preziosa mediazione di Gianni Letta. Tutti gli studi economici, inoltre, sottolineano la sostenibilità della candidatura. E poi se non ha esitato Madrid... Insomma, Monti «entro metà febbraio», firmerà. Forse obtorto collo, ma firmerà. Ieri è arrivato l'ennesimo appello bipartisan. Ha aperto le danze il senatore Pdl Cutrufo: «Rununciare è da pavidi. Il coraggio del generale si vede nei momenti di difficoltà», al quale ha fatto eco il capogruppo Pd in Campidoglio, Marroni: «La forza e la credibilità di una candidatura si misurano nell'unità d'intenti di un Paese. Il Pd ha sostenuto sin da subito Roma 2020 perché la ritiene un'occasione per il rilancio dell'economia e di sviluppo per il tessuto urbano e sportivo. Il governo Monti rompa gli indugi» Daniele Di Mario