Dario Martini Damiana Verucci Il Comune sta per dire basta ai ristoranti di piazza Navona che superano con i tavolini il limite del marciapiede.
Nonun centimetro più in là, come invece è adesso. Basta fare un giro nella piazza per accorgersi, metro alla mano, che praticamente tutti i bar-ristoranti hanno tavoli e sedie che superano il marciapiede. In realtà, quello dei tavolini che occupano anche la strada, è un balletto che va avanti da anni tra Campidoglio ed esercenti. A questi ultimi, tra l'altro, il Tar ha già concesso alcune sospensive che, di fatto, hanno bloccato i provvedimenti comunali. I ristoratori, infatti, impugnano ancora le vecchie concessioni di venti anni fa che gli permettevano di occupare uno spazio esterno di 6 metri di ampiezza. Il marciapiede, invece, varia da tre a un massimo di cinque metri. Il problema sta tutto qua. Ed è per questo che il Comune ha deciso di ridisegnare una volta per tutte i confini. In sostanza, verrà ribadito l'attuale piano varato nel 2006 che di fatto non è mai stato applicato. Sul lato di via di Sant'Agnese, il marciapiede davanti al ristorante Tre Scalini misura 4,2 metri, quindi le file di tavoli possono essere massimo tre. Sull'altro lato della piazza, tutti i locali dovranno eliminare dalle due alle tre file. Anche all'altezza del civico 81, ad esempio, di metri disponibili ce ne sono 4,2. Ma spostandoci al civico 66, il marciapiede si restringe ulteriormente a tre metri. Gli esercenti, però, di fare un passo indietro non ci pensano proprio. Guido Campopiano, presidente dell'associazione «Navona 2003», ricorda che in base alle concessioni degli anni '90 lo spazio era di 6 metri. A marzo 2006, il Tar ha dato ragione a sei ristoratori, annullando le determinazioni del Municipio I con cui veniva negata l'integrazione degli arredi all'aperto. «Non siamo abusivi e non vogliamo essere considerati tali - spiega Campopiano - il pmo del 2006 che voleva ridurci lo spazio a 4,5 metri lo abbiamo impugnato e c'è una sospensiva del Tar. A fermare i ristoratori non sono state neanche le multe dei vigili elevate l'anno scorso. «Su quelle abbiamo fatto ricorso al sindaco e l'Avvocatura comunale ci ha dato ragione». Nessuna disponibilità a trattare, dunque, ma pronti a dare battaglia quando il piano del Campidoglio gli chiederà di indietreggiare. E assicurano: «Le battaglie non ci spaventano, la maggior parte le abbiamo vinte».