«Monti non farà errori clamorosi»
Lamediazione del presidente onorario del Comitato promotre Gianni Letta, l'intervento diretto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la disponibilità riferita da alcuni ministri al sindaco Gianni Alemanno hanno quasi convinto il premier sulla bontà del progetto olimpico. «Stiamo aspettando notizie, non si sa se arriveranno domani (oggi ndr). Il termine ultimo è il 15 febbraio. Vorrei cercare di avere chiarezza dal Governo perché veramente sarebbe un errore clamoroso non sostenere questa candidatura - spiega Alemanno - C'è il consenso dei cittadini, relazioni economico finanziarie molto chiare e positive, per cui non ci possiamo assolutamente rimangiare questa candidatura. Sono convinto che Monti, che è una persona intelligente, non potrà non firmare quella lettera necessaria per presentare, il 15 febbraio, il dossier». Il sindaco si sofferma sulla cautela del governo, propende per l'escludere ogni forma di scetticismo da parte di Monti e dice: «L'attenzione con cui sta guardando il dossier sulle Olimpiadi non deve essere letta come un segnale di scetticismo verso la candidatura di Roma, ma come un segno di serietà». Alemanno non esclude che il dossier possa essere esaminato anche dal consiglio dei ministri ed entrando nel merito della candidatura spiega: «Le carte ci sono, non c'è nessun bluff. Leggendole ci si rende conto che la candidatura di Roma per le olimpiadi 2020 è fondamentale. Dobbiamo scommettere sullo sport non solo come stimolo economico ma come segnale di un'Italia che vuole combattere, che non si è rassegnata». Per il vicepresidente della Regione, Luciano Cioccetti invece «l'ipotesi slittamento delle Olimpiadi per Roma non esiste. Rinviare tutto al 2024 significherebbe non avere nessuna possibilità di ricandidatura. Spero che Monti si convinca. Noi dobbiamo dare un segno importante di crescita e le olimpiadi rappresenterebbero non solo per Roma ma per tutta l'Italia una nuova possibilità di sviluppo». A supportare il progetto Roma 2020 ci sono poi i dati ufficiali dello studio di compatibilità economica effettuato dalla commissione presieduta da Marco Fortis e di quello stilato dalla Fondazione Roma 2020. Entrambi arrivano a conclusioni analoghe. Il dossier Fortis, allo studio del governo, parla di un costo complessivo di 8,2 miliardi di euro, di cui 3,5 garantiti da Cio sotto forma di sponsor, pubblicità e diritti televisivi. Gli altri 4,7 dovrà metterli lo Stato a partire dal 2015, ma 4,6 miliardi rientreranno sotto forma di maggiore gettito erariale. I benefici dal punto di vista economico valgono l'1,4% del Pil, ossia 17 miliardi di euro con un incremento dell'occupazione stimabile in circa 120mila posti di lavoro. I dati dello studio della Fondazione Roma 2020 presieduta da Aurelio Regina non sono distanti, anche se partono da una premessa diversa: un investimento di 12,7 miliardi di euro di investimenti complessivi (10,5 già programmati e 2,2 direttamente connessi alle Olimpiadi), anziché di 8,2. Il fatturato totale stimato è di 24 miliardi, con un incremento oltre 174.603 posti di lavoro. Gli investimenti saranno così ripartiti: il 56% in spese di costruzione delle infrastrutture; il 34% per la ristrutturazione e il potenziamento delle infrastrutture già esistenti; il 10% per le progettazioni. Nella Capitale grazie alle Olimpiadi 2020 arriveranno 3,6 milioni di persone, 11mila atleti, 5.500 accompagnatori, 23mila operatori dell'informazione e due milioni di turisti provenienti dall'estero o da altre regioni italiane. Solo grazie al turismo si otterrà un fatturato medio di 4,9 miliardi (minimo 2,6, massimo 8,3) con nuovi 23mila posti di lavoro sul territorio (12mila in caso di range minimo e 38mila in caso di range massimo). La spesa organizzativa sarà invece di 2,3 miliardi di euro, con un fatturato totale di 4,1 e 17mila posti di lavoro sul territorio solo per l'organizzazione dell'evento. In sintesi, secondo la Fondazione Roma 2020 le Olimpiadi frutteranno un fatturato totale di 45,4 miliardi (33 nel Lazio e 12,4 nel resto d'Italia) e un incremento di 174.603 posti di lavoro (149.255 nel Lazio e 25.348 nel resto d'Italia) con un moltiplicatore degli investimenti del 3% (2,2 nel Lazio e 0,8 nel Paese). Ragioni per le quali il premier Monti non potrà non firmare.