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I mercati possono reggere solo altri quattro giorni

Supermercato

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Ora non c'è soltanto il problema di trovare i prodotti che vengono dalla Sicilia. Sta cominciando a scarseggiare anche frutta e verdura proveniente dalla Spagna, tra la più diffusa nei mercati, e i prezzi continuano ad aumentare, di giorno in giorno. Non solo. Gli operatori dei mercati lanciano l'allarme: se la protesta dei Tir non finisce, dalla prossima settimana non ci resta che chiudere. Ieri, solo al mercato Trionfale, il «fresco», vale a dire frutta, verdura, ma anche carne e pesce, era diminuito di circa il 40% rispetto ad un paio di giorni prima. Stessa situazione per Testaccio e per il mercato di piazza Irnerio, dove si arriva anche a punte del 50% in meno per le verdure. La mancanza di prodotti come zucchine, peperoni, melanzane e pomodori, provenienti in maggior parte dalla Sicilia, sta spingendo in alto i prezzi di quelle verdure, quando si trovano, e di tutte le altre, perché sono gli operatori stessi a spostare gli acquisti verso broccoli, bieta, spinaci e via dicendo, aumentando così la domanda e facendo alzare il loro prezzo. E a rimetterci, come al solito, sono i consumatori. Emblematico il caso della bieta e degli spinaci. La prima stava a un euro al mercato Trionfale lunedì scorso, ieri era prezzata, di media, a 2,50. Gli spinaci costavano da 1,5 a 2 euro. Ieri si trovavano anche a tre euro. «Colpa della protesta dei Tir – tuona Adriano al Trionfale – noi andiamo a rifornirci al Car e troviamo i prezzi raddoppiati, in alcuni casi triplicati. Di conseguenza dobbiamo aumentarli anche ai consumatori che non comprano». Perché la corsa all'accaparramento dell'ortofrutta non c'è, a detta degli operatori, un po' perché non ci sono i soldi, un po' perché l'allarme tra le famiglie non è scattato. Di conseguenza gran parte della verdura resta invenduta. «Del resto chi le comprerebbe le zucchine e a 6 euro? - si domanda Walter che ha un banco a Testaccio – stamattina (ieri n.d.r.) ne ho vendute neanche un chilo». Per avere un'idea di quello che sta accadendo basta dare un'occhiata sotto i banchi dei mercati. In genere ci sono cassette piene di frutta e verdura, segnale di scorte per gli operatori. Ieri, invece, sotto la maggior parte dei banchi non c'era nulla. Resta la merce nei frigoriferi, che però non può stare troppo a lungo per non perdere di freschezza. Qualche problema di scorte cominciano ad averle anche i rivenditori di carne e pesce. «Manca soprattutto la carne bianca – fa sapere un operatore di piazza Irnerio – che è poi quella che al momento, causa crisi, viene venduta maggiormente». I banchi del pesce sono semi vuoti. «Le alici sono introvabili – tuona Antonia – il pesce che ho sono costretta a venderlo al doppio del prezzo rispetto qualche giorno fa perché costa il doppio». Per Roberto, operatore storico del Trionfale, «una volta finito questo blocco dei tir, ci vorranno almeno 15 giorni per tornare alla normalità». Sempre che a complicare le cose non ci si metta il freddo. Finora il clima mite ha tenuto bassi i prezzi dell'ortofrutta, ma da ieri le temperature sono rigide. La grande distribuzione, al momento, resiste alla tentazione di aumentare i prezzi. Ma anche nei supermercati si cominciano a vedere cassette di verdure mezze vuote. Praticamente spariti pomodorini qualità «pachino» e zucchine romanesche. Scarseggiano anche le melanzane e i peperoni venduti, mediamente, in questi giorni, a 3,90 euro al chilo. Non mancano, però, solo le verdure. Nei reparti del fresco ieri si rispondeva «no» alla richiesta di formaggi come mozzarella o ricotta. Il motivo? «Si tratta di prodotti che si deteriorano facilmente. Con il blocco dei camion sono i primi generi alimentari a non arrivare».

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